Argomenti trattati
La crisi ha come conseguenza immediata il calo delle nascite: in Italia il Censis ha già rilevato un perdita di 62mila nuovi nati. Lo dice il rapporto “Diventare genitori oggi” firmato da Censis e fondazione Ibsa. I dati parlano chiaro: dai quasi 577mila nuovi nati del 2008 si è passati ai poco più di 514mila del 2013 e questo numero detiene anche il poco invidiabile record di valore più basso mai registrato.
Italia, fanalino di coda
L’Italia ha così raggiunto il fondo della classifica europea per il numero di nuovi nati. Nel 2013 si è avuto un calo delle nascite del 3,7% rispetto all’anno precedente, con una diminuzione del tasso di natalità da 9 a 8,5 nuovi nati ogni mille abitanti. Cifra che mette l’Italia al pari del Portogallo, penultimo in classifica, a una incollatura dalla Germania che ha 8,4. Dall’altra parte della classifica svettano, invece, Gran Bretagna e Francia, rispettivamente con 12,8 e 12,6. ”Dal 2008 il calo delle nascite è costante – ha sottolineato Ketty Vaccaro, responsabile welfare del Censis – e si è anche esaurita quella compensazione dovuta alle immigrate, che hanno tassi più alti ma non sufficienti a invertire il trend”.
Tutta colpa della crisi economica
Il rapporto del Censis dice che gli italiani sono consapevoli delle difficoltà di mettere al mondo un figlio e, soprattutto, crescerlo, mentre la crisi impazza: per l’83% la crisi economica rende più difficile la scelta di avere un figlio. E la percentuale supera il 90% tra i giovani fino a 34 anni, cioè le persone che subiscono in maniera più pesante l’impatto della crisi e sono anche più direttamente interessate per l’età all’argomento bambini.
Pochi aiuti alla famiglia
Gli italiani, stando all’indagine del Censis, accusano del fenomeno l’insufficienza delle politiche pubbliche a sostegno della famiglia. Il 61% degli italiani è convinto che le coppie sarebbero più propense ad avere figli se si migliorassero gli interventi pubblici. Sgravi fiscali e aiuti economici diretti sono le principali richieste (71%), il 67% segnala l’esigenza di potenziare gli asili nido, il 56% fa riferimento ad aiuti pubblici per sostenere i costi per l’educazione dei figli (rette scolastiche, servizi di mensa o di trasporto).
Figli anche a omosessuali e single
Lo stesso rapporto indaga anche più in profondità sul concetto di famiglia e mette in luce come si sia evoluto anche oltre le aspettative: un italiano su tre è favorevole al fatto che anche le coppie omosessuali abbiano figli, mentre ancora maggiore è la quota di chi è d’accordo nel dare questa possibilità ai single. Per il 46% del campione, ha spiegato Ketty Vaccaro, è legittimo avere figli per i single, mentre per il 29% è giusto anche per le coppie omosessuali. In questo giudizio la fede religiosa ha un’influenza limitata: è d’accordo il 43% dei cattolici praticanti nel primo caso e il 23% nel secondo. ”È evidente – ha sottolineato – che in questi casi la procreazione appare separata dalla situazione di coppia eterosessuale tradizionale, con il superamento dell’idea che sia questa l’unica condizione per poter accedere alla genitorialità”.
Quali motivazioni
Per il 35% degli intervistati, la quota più alta, avere un figlio è un fattore di realizzazione individuale, mentre per il 23% è un completamento del rapporto di coppia e la continuazione della vita. ”Le profonde implicazioni sociali e morali emerse dalla ricerca – ha commentato Giuseppe Zizzo, segretario della Fondazione – dimostrano quanto il Paese sia più avanti di quanto non emerga dal dibattito quotidiano”.