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La vicenda è ormai nota. Pochi giorni fa una donna si è introdotta nella clinica Sacro Cuore di Cosenza e, fingendosi una puericultrice, con l’ausilio del marito, ha prelevato la piccola Sofia di un solo giorno di vita dalla stanza della madre.
La vicenda della neonata rapita, nonostante la grande paura vissuta dai genitori e dai familiari, ha avuto un esito rapido e felice: in tre ore, grazie anche alle immagini delle telecamere, le Forze dell’Ordine sono riuscite a rintracciare la coppia di rapitori proprio nel momento in cui stava festeggiando con la famiglia la “finta” nascita del suo primo figlio. Anche se la paura di un rapimento è una delle preoccupazioni più forti di una madre, non ci si deve allarmare dal momento che si tratta di un episodio isolato che riconduce a una donna con gravi problematiche psichiche, in grado di fingere una gravidanza inesistente per soddisfare il suo bisogno irrisolto di maternità.
Gli ospedali sono ancora luoghi sicuri?
Anche se il rapimento della piccola Sofia ha suscitato scalpore e apprensione soprattutto nelle future mamme, occorre tenere presente che si tratta di un caso isolato determinato da una serie di elementi che hanno “lavorato” in sinergia per dare vita a un evento di cui non si trovano molti precedenti nella cronaca italiana. Va tenuto conto, infatti, che protagonista della storia è una donna che per nove mesi ha simulato una gravidanza coinvolgendo poi nel suo piano criminoso il marito, la cui posizione è ora al vaglio degli inquirenti che devono stabilire il suo ruolo nella vicenda. Illusa che “possedere” un bambino, anche con un gesto criminoso, significhi essere genitore, la donna ha materializzato il suo delirio di avere un figlio rapendo il figlio di un’altra donna, nell’impossibilità di averne uno per via naturale.
Proprio perché unico nel suo genere, il caso del rapimento della neonata non può portare a dire che gli ospedali non siano luoghi sicuri. La sicurezza in cliniche e ospedali è garantita da un filtraggio attento di chi entra in struttura. Fuori dagli orari di visita la richiesta di entrata viene sempre vagliata dal personale preposto a questo compito e permessa solo a determinate condizioni.
Il problema maggiore si pone negli orari consentiti per le visite durante i quali controllare il flusso dei visitatori è praticamente impossibile. Lo stesso Saverio Greco, legale rappresentante del gruppo IGreco, proprietario della clinica cosentina dove è nata Sofia, interpellato riguardo il rapimento della neonata ha precisato non a caso che l’episodio si è verificato durante l’orario delle visite quando non vengono richiesti documenti o ulteriori precisazione a chi, come avrebbe fatto la coppia, dichiara di essere in visita a parenti. Ma ha anche affermato in ogni caso che il rapimento di Sofia rappresenta un elemento da cui partire per ripensare il sistema con cui gestire gli ingressi d’ora in avanti.
Il lieto fine della vicenda di Sofia dimostra comunque come non sia così facile portare a termine un progetto criminoso come quello di rapire un neonato e fingere che sia il proprio figlio dal momento che gli ospedali sono dotati di un sistema di telecamere che consentono di riprendere tutto quello che avviene nelle corsie. Sono state infatti le telecamere della clinica a rivelare alle Forze dell’Ordine il volto della rapitrice così da poterla identificare e ricercare.
Posso lasciare il mio neonato nella nursery
Nei reparti di neonatologia i neonati hanno la possibilità di restare per tutto il tempo del ricovero in camera con la mamma. Quando la condizione della madre e del neonato lo consentono, il rooming-in viene considerato infatti il sistema migliore per dare l’avvio all’allattamento al seno e promuovere la relazione di attaccamento mamma-neonato.
Mamma e neonato vengono seguiti per tutti i giorni della degenza da figure professionali specificatamente identificate tra quelle previste nelle unità di degenza materno-infantili. Risulta quindi un’evenienza davvero molto rara quella di una persona estranea che, come successo a Cosenza, si introduca in un reparto di neonatologia allo scopo di rapire o comunque fare del male a un neonato.
Il consiglio che si può dare alle neo-mamme è quello di informarsi ancora prima della nascita del piccolo e con la massima attenzione sulle figure professionali che si prendono cura del neonato, ognuna contraddistinta da un camice di un colore preciso che riporta una targhetta identificativa. E’ importante anche ricordare che la madre ha il diritto di chiedere di essere presente a qualunque pratica di igiene e di cura che venga effettuata nella nursery. E’ bene anche informarsi sui momenti in cui queste pratiche vengono in genere previste durante la giornata.
Le preoccupazioni di una neomamma
«Non ci sono dubbi che la possibilità che un figlio venga rapito, in ospedale, in strada o in un parco, ancora in fasce oppure più grandicello, è una delle paure più grandi delle mamme» spiega l’educatrice milanese Elena Brusoni. Questo nonostante i numeri offrano rassicurazione dal momento che i rapimenti di minori per opera di sconosciuti, considerando i dati degli ultimi anni, si contano sulle dita di una mano.
«Ma se accudire, proteggere, difendere i propri figli entra nel novero delle reazioni normali per un genitore, diverso il discorso quando la preoccupazione per un rapimento si trasforma in una condizione di allarme costante, di ansia continua con un impatto negativo sulla madre ma anche sul piccolo» continua l’educatrice. «Crescere un figlio in uno stato di preoccupazione perpetua comporta pesanti ricadute sul piano dello sviluppo emotivo e relazionale del bambino che, in base alla gravità della situazione, può manifestare lui stesso ansia, disturbi del sonno, bisogno di isolamento. Senza dimenticare che l’iperprotezione impedisce lo sviluppo dell’autonomia». Gestire le proprie ansie, senza negarle ma facendo in modo che non diventino dominanti, permette di creare quel clima di fiducia e di ottimismo che consente una crescita sana.