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Negli ultimi anni l’assunzione di vitamina D in Italia ha conosciuto un incremento notevole: basta pensare che nel 2017 hanno fatto uso di questa vitamina dodici italiani su mille, ovvero il doppio rispetto al 2013, quando erano sei su mille. Ma è davvero utile una sua integrazione? Una revisione di diversi studi sull’argomento pubblicata sulla rivista medica Lancet sostiene che “il supplemento di vitamina D non ha effetti significativi per le fratture, le cadute e la densità ossea ed è improbabile che studi futuri raggiungano una conclusione diversa”. Le uniche condizioni per cui si rende necessaria l’integrazione di questa vitamina riguardano la prevenzione e la cura di disturbi importanti a carico delle ossa come rachitismo e osteomalacia.
Un uso troppo esteso…
Dei risultati dello studio pubblicato su Lancet – e di altre due ricerche pubblicate su Jama che hanno portato a conclusioni simili – ne ha parlato Roberto Da Cas dell’Istituto superiore di sanità: “Si fa un uso molto esteso della vitamina D. E questo malgrado i dati epidemiologici non parlino di carenza di questa vitamina in Italia. Abbiamo rilevato che addirittura circa l’8% degli italiani riceve almeno una prescrizione di questi farmaci ogni anno. Per avere un termine di paragone, i farmaci per il diabete vengono assunti dal 6% dei cittadini”.
… e non giustificato
L’uso di questa vitamina in queste quantità, spiega l’esperto dell’Iss, non è giustificato, soprattutto considerando che nel nostro Paese la popolazione può godere di una buona dose di sole per la maggior parte dell’anno. “Come è noto, infatti, stare al sole anche pochi minuti al giorno permette di avere livelli sufficienti di vitamina D nell’organismo”, conferma Da Cas.
Quando assumerla
Le indicazioni al consumo di integratori a base di questa vitamina a livello preventivo incontrano il parere favorevole degli esperti nel caso di persone allettate, ovvero che non escono mai. E, come precisa uno studio dell’Istituto superiore di sanità condotto su questo argomento, dovrebbe permanere l’indicazione per la somministrazione di questa vitamina “nei pazienti con osteoporosi documentata o con pregresse fratture patologiche, in particolari gruppi a rischio come gli anziani istituzionalizzati, e laddove i livelli di vitamina D circolante configurino una reale carenza”.