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È ormai noto che consumare certi tipi di pesce espone all’elevato rischio di assorbire grandi e pericolose quantità di mercurio, soprattutto in gravidanza, ma uno studio dell’Università delle Hawaii a Manoa dimostra che anche la provenienza geografica è fondamentale.
Etichette alimentari ancora non chiare
Le indagini relative alla presenza di mercurio (la cui forma più pericolosa è il metilmercurio) nel pesce e altri prodotti ittici hanno nel tempo permesso di identificare specie e luoghi di provenienza che possono esporre i consumatori a rischio. Tuttavia non sempre le etichette dei prodotti del mare permettono al consumatore di scegliere con relativa sicurezza il prodotto più salubre. Secondo i ricercatori dello studio, il pesce di una stessa specie, ma di diversa provenienza geografica, può essere un pericolo per i consumatori in quanto non è indicato sull’etichetta della confezione.
Il parere degli esperti
Spiega il dottor Peter B. Marko, biologo e autore principale dello studio pubblicato sulla rivista scientifica PLoS One: “un’etichettatura accurata del pesce è essenziale per consentire ai consumatori di scegliere una pesca sostenibile. I consumatori dovrebbero contare sulle etichette per proteggersi dall’esposizione malsana al mercurio. Un’errata etichettatura distorce la reale abbondanza di pesci nel mare, froda i consumatori e può causare l’esposizione indesiderata a sostanze inquinanti nocive come il mercurio”.
Due tipi di prodotti analizzati: uno certificato e un altro no
La differenza sostanziale consisteva che un tipo di pesce doveva provenire da mari meno inquinanti, mentre l’altro non necessariamente. Tutto questo in teoria, poiché in un precedente studio gli autori avevano determinato che, nel totale, il 20% dei pesci del tipo branzino acquistati non erano geneticamente identificabili come tali. Inoltre, tra i branzini identificati come provenienti da una certa regione, il 15% presentava marcatori genetici che indicavano che essi non provenivano da pesca nella zona dichiarata in etichetta.
Il dosaggio di mercurio nei campioni analizzati
Confrontando il mercurio analizzato, gli studiosi hanno scoperto che vi erano significative differenze nella presenza di mercurio tra i due tipi di pesce in base alla provenienza. Se oggi i consumatori sanno quali sono le specie che contengono maggiori o minori livelli tossici di mercurio, grazie anche alle Campagne d’informazione, poco sanno, invece, riguardo alla presenza di questo metallo tossico nella stessa specie di pesce, ma di provenienza geografica diversa. Il biologo Marko sostiene che l’accumulo di mercurio varierebbe in base all’area geografica di pesca e a una serie di fattori ambientali per cui la posizione in cui il pesce è pescato conterebbe moltissimo. Perciò i ricercatori consigliano di informarsi se il mercurio o altri inquinanti sono presenti nell’area geografica di pesca e non solo sulla presenza di questo metallo in una singola specie.
Più il pesce è grande più può contenere mercurio
La presenza di mercurio nel pesce varia anche in base alla taglia. Tra i tipi di pesce che contengono meno mercurio ci sono il pesce azzurro come le sardine, sgombri, alici e poi la spigola, il branzino e il salmone. Un po’ di più lo contengono il merluzzo e la trota. La più alta concentrazione è, invece, in pesci come il tonno e il pesce spada.