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Scoperti due meccanismi bruciagrassi che aiuterebbero a ridurre l’obesità, malattia sociale che colpisce 2.200 milioni di individui nel mondo, come riferito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Gli esperimenti effettuati sui topi di laboratorio avrebbero dimostrato, infatti, l’esistenza di due meccanismi in grado di risvegliare il tessuto adiposo bruno. Gli studi sono stati pubblicati su due autorevoli riviste scientifiche: Nature e PLOS Biology.
La ricerca americana
La prima ricerca, condotta negli Stati Uniti nell’Istituto per la ricerca sul cancro Dana-Farber, ha scoperto che il freddo favorirebbe la concentrazione di “succinato” (una molecola prodotta dall’organismo che si attiva con il freddo e fa perdere peso) nel tessuto adiposo bruno. L’esperimento sui topi avrebbe dato risultati incoraggianti: fornendo della semplice acqua “corretta” di succinato, gli animali non ingrassavano, nemmeno quando erano sottoposti a una dieta ricca di grassi. I ricercatori hanno anche ricostruito il percorso di questa sostanza: viene rilasciata nel flusso sanguigno dall’attività muscolare e da qui catturata e immagazzinata nel tessuto adiposo bruno.
Lo studio spagnolo
Il secondo studio, condotto in Spagna nel Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares Carlos III (Cnic), ha dimostrato, invece, l’attivazione del tessuto adiposo bruno attraverso una proteina chiamata p38 alfa. L’azione di questa proteina, trovata in oltre 150 persone obese, è quella di tenere a freno la proteina UCP1, anch’essa presente nel tessuto adiposo bruno che attiva le cellule bruciagrassi e sviluppa calore. In questo caso l’esperimento ha dimostrato che topi geneticamente modificati in modo da non avere la p38 alfa, non ingrassavano nemmeno se la loro dieta era ricca di grassi. È bastato eliminare questo freno molecolare per permettere al tessuto bruciagrassi di funzionare a pieno ritmo.
Studi futuri sull’uomo
Il prossimo passo sarà quello di verificare se entrambi i meccanismi di attivazione del tessuto adiposo bruno funzionano anche nell’uomo.