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Che l’olio fritto usato più volte non fosse salutare al nostro organismo era già noto, ma recentemente un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Illinois ha scoperto che potrebbe provocare alterazioni genetiche in grado di alimentare la progressione del tumore al seno. Da notare che l’olio fritto riutilizzato è tipico dei fast food e della ristorazione in generale.
Una miccia per il tumore
In pratica, cucinare con lo stesso olio di frittura per molte volte promuoverebbe: cambiamenti nel metabolismo dei lipidi, proliferazione delle cellule tumorali e metastasi nel tumore al seno, facendolo progredire velocemente allo stadio avanzato.
Ricerca su olio di soia, il più usato
Lo studio, durato 16 settimane, ha previsto l’utilizzo di topi di laboratorio, suddivisi in due gruppi:
· il primo è stato alimentato con olio di soia fresco e non riscaldato;
· il secondo, invece, è stato alimentato con olio fritto più volte.
È stato scelto l’olio di soia perché è quello adottato più spesso nella ristorazione dei fast food e non solo.
La seconda parte dello studio ha previsto la simulazione del carcinoma mammario in stadio avanzato, iniettando cellule di cancro al seno nei topi. Trascorsi 20 giorni è emerso che i tumori dei topi alimentati con olio fritto più volte avevano avuto una crescita metastatica quattro volte maggiore rispetto ai topi nutriti con olio di soia fresco.
Tossico per polmoni e fegato
Gli scienziati hanno poi anche compiuto un’indagine sui polmoni delle cavie ed è emerso che i roditori alimentati con olio fritto riutilizzato più volte, rispetto all’altro gruppo, avevano:
· più tumori metastatici del polmone che esprimevano significativamente la proteina Ki-67 strettamente associata alla proliferazione cellulare;
· l’espressione genica nel fegato alterata.