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Bocciate dalla Sid, la Società italiana di diabetologia, 3 tipi di diete estreme: la vegana, la preistorica e la chetogenica. Promossa, invece, quella vegetariana. I diabetologi hanno deciso di analizzare gli effetti di quattro tipologie di schemi alimentari adottati da molti diabetici per perdere peso.
Sotto esame 4 modelli alimentari
I diabetologi hanno analizzato le caratteristiche di quattro modelli dietetici (vegana, preistorica, chetogenica e vegetariana) in base agli studi scientifici esistenti. Le quattro diete studiate sono molto diverse fra loro, così come sono diversi gli effetti che producono sul metabolismo. Nel dettaglio la vegetariana esclude carne e pesce, la vegana elimina tutti gli alimenti di origine animale, la chetogenica prevede pochissimi carboidrati e molti grassi, la paleolitica è una dieta proteica.
No in caso di diabete
Secondo la dottoressa Emanuela Orsi, responsabile del servizio di Diabetologia e Malattie del metabolismo della fondazione Cà Granda di Milano, e una delle autrici del documento: “sul web spesso la paleolitica e la chetogenica vengono raccomandate, per il loro basso contenuto di carboidrati, come risolutrici del diabete e addirittura si consiglia la sospensione della terapia insulinica, cosa pericolosissima, soprattutto per i pazienti con diabete 1”. Ma le due diete producono effetti molto diversi:
- la chetogenica ha pochi carboidrati e alto contenuto di grassi e induce una chetosi fisiologica che può essere pericolosa per i diabetici, in particolare per chi fa terapia insulinica;
- la paleolitica è più ricca di proteine ma non si conosce se a lungo periodo possa danneggiare la funzione renale, visto che non ci sono studi.
Molti dubbi
La dottoressa Orsi ha parecchi dubbi anche su quanto tempo si riescano a seguire queste tipologie di diete. L’aderenza nel tempo è il principale problema di ogni regime alimentare, tanto più se deve essere protratto per tanti anni. È fondamentale in un paziente diabetico la continuità della dieta perché possa avere un effetto sul compenso glicemico. Purtroppo, però spesso si verificano importanti problemi con i regimi più estremi che vengono seguiti rigorosamente solo nei primi sei mesi dalla diagnosi.
Dieta vegetariana, la più vantaggiosa
Promossa a pieni voti, perché ridurrebbe il rischio diabete e malattie cardiovascolari, i livelli di lipidi, soprattutto il colesterolo, e migliorerebbe la funzionalità renale, la dieta vegetariana ha poi anche la caratteristica di essere ricca di fibre, molecole bioattive, e di avere una minore densità energetica che faciliterebbe il dimagrimento.
Deficit nutrizionali con la dieta vegana
La dieta vegana, invece, a differenza di quella vegetariana, se non viene integrata con supplementi o alimenti fortificati, può provocare deficit di acido folico, vitamina D e calcio. E quindi, per i diabetici come per la popolazione generale, va seguita con cautela.
La dieta ideale
“Per il paziente diabetico, l’alimentazione deve essere varia e bilanciata. Solo in questo modo – dice la dottoressa Simona Frontoni, professore di Endocrinologia all’università di Roma Tor Vergata – si può pensare di indurre un cambiamento permanente delle errate abitudini alimentari e di ottenere effetti benefici anche sulla qualità di vita”.