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Olio extravergine di oliva utilizzato soprattutto a crudo e tanta frutta e verdura, meglio se di stagione. Pasta e pane, sì ma integrali e senza esagerare con le porzioni. Pesce – più di quanto attualmente se ne consumi – carni bianche e, di tanto in tanto, carne rossa. Senza disdegnare uova e latticini: i benefici della dieta mediterranea, soprattutto per la salute cardiovascolare, sono riconosciuti dalla letteratura scientifica ormai da diversi anni. Eppure uno studio tutto italiano mette per la prima volta in evidenza un’amara verità: i benefici che questo tipo di alimentazione procura all’organismo valgono soprattutto per le persone più istruite e abbienti, e non per chi vive in condizioni socioeconomiche meno vantaggiose.
Lo Status socioeconomico fa la differenza
Il nuovo studio, infatti, da un lato conferma la capacità della dieta mediterranea di ridurre il rischio di malattie cardiache, ma dall’altro rivela che questi benefici sono fortemente influenzati dalla posizione socioeconomica. ” Il nostro studio ha rilevato per la prima volta – spiega Marialaura Bonaccio, primo autore della ricerca – che lo status socioeconomico è in grado di modulare questi vantaggi per la salute. In altre parole, è improbabile che una persona con un basso livello socioeconomico che si sforza di seguire un modello alimentare mediterraneo abbia gli stessi benefici di una persona con reddito più elevato, nonostante entrambi aderiscano in maniera simile alla stessa dieta sana”.
Lo studio su 18.000 persone
Il lavoro condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto neurologico mediterraneo Neuromed e pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Epidemiology ha visto coinvolte oltre 18mila persone reclutate all’interno dello studio ‘Moli-sani’, un progetto partito nel marzo 2005 che ha trasformato la regione Molise in un laboratorio a cielo aperto coinvolgendo circa 25mila abitanti, con l’obiettivo di rilevare fattori genetici e ambientali correlati a patologie come tumori e malattie cardiovascolari e degenerative.
L’importanza dell’alta qualità
Ma come è possibile che accada tutto ciò? Prendiamo per esempio il consumo di olio extravergine di oliva: “Studi sull’adesione alla dieta mediterranea – spiega Licia Iacoviello, responsabile del Laboratorio di Epidemiologia nutrizionale e molecolare dell’Irccs di Pozzilli (Isernia) e uno degli autori dello studio – possono solo certificare se una persona effettivamente consumi olio extravergine di oliva. Ovviamente, però, sulla base delle possibilità economiche si può comprare un prodotto di maggiore o minore qualità e si potrebbero riscontrare differenze nel contenuto di polifenoli che esso garantisce, tali da dare conseguenze diverse in termini di salute”. Un altro esempio? “In questi studi un certo punteggio viene assegnato a chi consuma in generale frutta e verdura, ma abbiamo constatato che chi ha maggiore capacità d’acquisto può anche variare di più e quindi ottenere benefici maggiori”.