Junk food e cattivi alimenti: non sempre fanno male!!!

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 10/06/2016 Aggiornato il 10/06/2016

Per una sana alimentazione non esisterebbero cibi che fanno solo bene o cattivi alimenti. Il potenziale effetto negativo sarebbe profondamente legato alle quantità consumate e ai metodi di preparazione

Junk food e cattivi alimenti: non sempre fanno male!!!

Contrordine: uova, grassi spalmabili, patate, latticini e arachidi non sarebbero dei cibi così “cattivi” per la nostra salute come spesso ci vengono descritti dai nutrizionisti. A sostenere questa tesi è il professor Scott Harding, titolare di Scienze nutrizionali presso il King’s College di Londra, che avrebbe evidenziato dei benefici su ciascuno di questi 5 alimenti, se assunti nelle giuste quantità.

Le uova

A lungo si è ritenuto che facessero male al cuore: un uovo di grandi dimensioni, infatti, contiene circa 185 mg di colesterolo e, per questo, sono state ritenute le principali responsabili dell’innalzamento dei livelli di colesterolo nel sangue. Negli ultimi 20 anni, però, alcune ricerche hanno mostrato che una normale assunzione di questo tipo di colesterolo ha un’influenza davvero bassa sui livelli di accumulo nel sangue. Finalmente, gli esperti di nutrizione (e, tra questi, anche il professor Harding) stanno cercando di fare un po’ di chiarezza, sostenendo che le uova sono un’importante fonte di proteine, grassi sani, minerali e diverse vitamine.

I grassi spalmabili

Il burro, insieme a tutti gli altri grassi spalmabili e la margarina sono stati negli ultimi anni banditi perché ricchi di acidi grassi saturi (nel burro) e acidi grassi “trans” o TFA (nelle margarine), sostanze che provocano l’occlusione delle arterie ed il rischio di problemi cardiovascolari. E anche se l’attuale mercato prevede le margarine senza TFA, il dubbio che i grassi vegetali spalmabili non fossero sicuri sembrava essere rimasto. Secondo il professor Scott Harding purché l’olio vegetale parzialmente idrogenato non compaia tra gli ingredienti di un certo alimento, questo tipo di grassi può essere assunto; essi permettono infatti di escludere dalla dieta i grassi saturi, riducendo i rischi per la salute.

Le patate

Le patate sono tra quei pochi vegetali accusati di essere “poco salutari”, a causa del loro alto indice glicemico; sono spesso associate ai cibi costituiti da carboidrati raffinati. Ma le patate sono anche una ricca fonte di vitamina C, alcune vitamine di tipo B e minerali. Il modo di prepararle può influenzare positivamente l’assunzione dell’amido, l’elemento principale presente in esse: cuocerle e farle raffreddare, infatti, aumenta la quantità di amido resistente, che rimane nell’intestino durante il processo digestivo, con un impatto positivo sulla flora intestinale.

I latticini

Un tempo rappresentavano gli alimenti base nella dieta di molte persone, oggi, invece, il consumo di latte, burro, yogurt e formaggi si è ridotto, a causa dei messaggi contrastanti sugli effetti prodotti sulla salute. I latticini contengono alti livelli di proteine e di calcio, di cui il corpo ha bisogno; vanno comunque assunti con moderazione perché sono anche ricchi di grassi saturi. Ma, sebbene sia meglio evitare questi ultimi, non è male consumare prodotti lattiero-caseari, purché ciò rientri in un quantitativo ragionevole.

Le arachidi

Bandite soprattutto nelle diete ipocaloriche perché ricche di grassi e calorie, in realtà, secondo la ricerca del professor Harding, si tratterebbe di un elemento chiave per un’alimentazione corretta: oltre addirittura ad aiutare a mantenere il peso corporeo, le noccioline proteggerebbero dall’infarto e da altri danni all’apparato cardio-circolatorio. Le arachidi contengono proteine, fibre dietetiche e micronutrienti.

 

 

 
 
 

In breve

 

LA DIETA DEVE ESSERE VARIA

Il professor Harding afferma che “Tutti gli alimenti devono rientrare in una dieta sana. Non bisogna cadere nella trappola per cui esistono o “cibi che fanno solo bene” o “cattivi alimenti”. Il consumo entusiastico di un particolare “cibo buono” può essere peggiore che assumere un cosiddetto “cibo cattivo”.

 

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