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Uno studio, appena pubblicato sulla rivista scientifica BMC Public Health, farà felici gli amanti del caffè. Secondo la ricerca, infatti, questa bevanda nazionale aiuta a ridurre il rischio di cancro al fegato e di patologie epatiche derivate dall’abuso di alcol, tra queste l’insufficienza epatica cronica, una delle malattie più frequenti nel mondo.
La ricerca su quasi 500.000 persone
Lo studio condotto su un vasto campione (494.585 persone) è durato quasi 11 anni: per tutto questo periodo ai partecipanti è stata monitorata la salute del fegato, l’indice di massa corporea, il consumo di caffè, di alcol e di fumo. Del totale degli individui, 384.818 erano dei consumatori di caffè, mentre 109.767 no.
I risultati riabilitano il caffè
Al termine del periodo di osservazione, i ricercatori hanno scoperto che:
– chi aveva bevuto qualsiasi quantità di caffè, e di qualsiasi tipo, aveva mostrato un rischio inferiore del 20% di sviluppare malattie croniche del fegato o malattie del fegato grasso rispetto a quelli che non lo avevano consumato;
– i bevitori di caffè avevano mostrato anche un rischio inferiore del 49% di morire per malattie croniche del fegato;
– del totale, erano 3.600 i casi di malattia epatica cronica, con 301 decessi e 1.839 casi di malattia del fegato grasso.
Effetti benefici con 3-4 tazzine al giorno
Ciò che hanno anche osservato i ricercatori è che l’entità degli effetti positivi sulla salute del fegato, aumenta con la dose di caffè consumata. Il numero di tazzine suggerito è di circa 3 o 4 al giorno. Con un numero maggiore di tazzine non sono, invece, stati osservati benefici aggiuntivi. Con tutti i tipi di caffè (solubile, decaffeinato e macinato) è stata osservata una riduzione del rischio, sebbene con quello macinato l’effetto ottenuto sia stato maggiore.
Fonti / Bibliografia
- All coffee types decrease the risk of adverse clinical outcomes in chronic liver disease: a UK Biobank study | BMC Public Health | Full TextChronic liver disease (CLD) is a growing cause of morbidity and mortality worldwide, particularly in low to middle-income countries with high disease burden and limited treatment availability. Coffee consumption has been linked with lower rates of CLD, but little is known about the effects of different coffee types, which vary in chemical composition. This study aimed to investigate associations of coffee consumption, including decaffeinated, instant and ground coffee, with chronic liver disease outcomes. A total of 494,585 UK Biobank participants with known coffee consumption and electronic linkage to hospital, death and cancer records were included in this study. Cox regression was used to estimate hazard ratios (HR) of incident CLD, incident CLD or steatosis, incident hepatocellular carcinoma (HCC) and death from CLD according to coffee consumption of any type as well as for decaffeinated, instant and ground coffee individually. Among 384,818 coffee drinkers and 109,767 non-coffee d...