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Chiunque abbia mai fatto una dieta sa che, dopo il periodo di sacrifici e rimessa in forma, il rischio di ricaduta e di un rapido recupero di peso è in agguato. Sebbene le motivazioni possono essere anche psicologiche, come stanchezza o mancanza di determinazione, la maggior parte delle volte le cause del famigerato effetto yo-yo sono da ricercare nella fisiologia stessa del corpo umano.
Conferme dalla Norvegia
Come ha confermato una recente ricerca della Norwegian University of Sciences and Technology, pubblicata sulla rivista medica American Journal of Physiology-Endocrinology and Metabolism, l’anno successivo al dimagrimento è quello più difficile. Fame e appetito, infatti, aumentano durante il periodo di passaggio dal dimagrimento al mantenimento del peso raggiunto, nonostante la combinazione dieta sana – attività fisica. Lo studio ha coinvolto 35 persone affette da obesità grave, con indice di massa corporea maggiore di 42. I dati raccolti hanno evidenziato che, nella prima fase di dimagrimento, all’aumentare degli ormoni dell’appetito il senso di fame rimaneva comunque stabile. Nella fase di mantenimento, invece, appariva una diminuzione della sazietà. Questi dati permangono a due anni dal dimagrimento.
Entrano in gioco gli ormoni
Quali sono quindi i rischi più frequenti dell’ effetto yo-yo e quali soluzioni sono da intraprendere in questi casi? La difficoltà del mantenimento del peso corporeo è legata alla tendenza del corpo a “memorizzare” il peso precedente, inviando messaggi di allarme veicolati a livello ormonale, come il senso di sazietà e quello di appetito. Anche la componente psicologica gioca un ruolo importante: la difficoltà di trovare stimoli o soddisfazione a lungo termine incide sulla capacità di mantenere il peso, evitando l’ effetto yo-yo. Bisognerebbe quindi pensare alla dieta non come a un breve periodo di sacrifici, ma come un percorso di salute proiettato a diventare uno stile di vita.