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Due settimane di dieta bio potrebbero ridurre e, in alcuni casi, eliminare il contenuto di inquinanti nelle urine. È quanto si sostiene in una campagna promossa da FederBio con Isde-Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF Italia, dopo avere analizzato una famglia italiana di quattro persone: madre, padre e due figli di 7 e 9 anni.
Zero pesticidi
L’indagine è consistita nell’analizzare il contenuto di pesticidi nelle urine della famiglia italiana, prima e dopo una dieta bio, dimostrando che una dieta “zero pesticidi” permetterebbe di raggiungere livelli di contaminazione molto bassi e spesso anche sotto i limiti di rilevabilità, per quasi tutte le sostanze chimiche analizzate.
Attenzione all’effetto “accumulo”
Le analisi condotte sulle urine avrebbero ottenuto risultati molto positivi nell’80% dei casi. La “decontaminazione” della dieta bio avrebbe funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall’agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e per il glifosato, l’erbicida contro cui si è mobilitata l’opinione pubblica e una parte della ricerca a livello europeo. Questi risultati dimostrerebbero anche come i pesticidi contenuti negli alimenti provenienti da agricoltura convenzionale, anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, rimangano e si accumulino nel nostro corpo, con conseguenze ancora sconosciute.
Significative differenze prima e dopo
Nel papà, la concentrazione di glifosato prima della dieta bio era più del doppio della media della popolazione di riferimento. Dopo e due settimane di cibi “senza chimica”, le tracce di erbicida non c’erano più. Stesso effetto è stato riscontrato anche sui due bambini. Anche per gli altri inquinanti dosati, le analisi hanno mostrato una notevole diminuzione. Solo nella mamma il valore di alcuni elementi è rimasto appena sopra la soglia di rilevabilità.
Il parere dell’esperto
Nel commentare questi risultati, Maria Grazia Mammuccini dell’Ufficio di Presidenza di FederBio e portavoce della campagna #StopGlifosato ha dichiarato: “L’iniziativa che abbiamo condotto ci spinge a una seria riflessione sul fatto che se cerchiamo i pesticidi dentro di noi è molto probabile che li troviamo. Ma su questo non ci sono monitoraggi su ampia scala: è incredibile che ancora oggi ci si ponga in maniera molto vaga il tema dell’effetto dei pesticidi all’interno del nostro organismo. Misurare i livelli di inquinamento da fitofarmaci sui prodotti alimentari è il primo passo. Ma serve approfondire la conoscenza degli effetti che diverse e numerose sostanze hanno sulla nostra salute”.