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Possono essere considerate, se adottate in contesti precisi ed esclusivamente dietro consiglio e controllo del medico, uno strumento incisivo per perdere peso, vedere ridurre la pressione arteriosa e migliorare i parametri del diabete di tipo 2: ma non devono mai, in nessun caso, essere svolte in autonomia. Le crash diet o “diete crash” comportano, infatti, un ridotto introito calorico e, se da una parte possono essere utilizzate come parte di una terapia medica, dall’altra possono comportare una riduzione, anche se transitoria, della funzionalità cardiaca, in particolare della capacità di pompare sangue. Gli effetti negativi di queste diete sulla capacità cardiocircolatoria sono stati rilevati da uno studio della European Society of Cardiology presentato al meeting internazionale dedicato alla cardiologia CMR 2018.
Ridotto importo calorico
Le crash diet sono regimi alimentari piuttosto rigidi basati sull’assunzione di particolari barrette o bevande sostitutive del pasto che forniscono tutti i nutrienti necessari per l’organismo, riducendo però in maniera determinante l’impatto calorico, portandolo a circa 700 calorie giornaliere. Queste diete sono in grado di far perdere fino a 10 chili di peso in un periodo di tempo molto breve e hanno un impatto notevole anche sul colesterolo e sul metabolismo: motivi per i quali è necessario che vengano svolte solo su indicazione e dietro controllo medico.
Pazienti obesi
I soggetti obesi sono quelli per i quali il regime dietetico indicato nelle crash diet può essere indicato (sempre dietro controllo medico, e sempre evitando il fai-da-te). Come spiega Filippo Crea, direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari al Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, “nel caso di persone obese con un indice di massa corporea (bmi) fra 30 e 40, la somministrazione di queste crash diet ad apporto calorico altamente ridotto può essere opportuna. Sempre, ovviamente, dietro controllo specialistico”. Nei soggetti sovrappeso, invece, ovvero quelli con indice di massa corporea compreso fra 25 e 30, queste diete non sono indicate salvo situazioni particolari, mentre nei soggetti gravemente obesi (Bmi sopra 40) si ricorre ad altri interventi, tra cui la chirurgia bariatrica.
Cuore più “grasso”
Dallo studio condotto dalla European Society of Cardiology è emerso che l’improvviso crollo dell’introito calorico dovuto alle crash diet fa sì che il grasso rilasciato nel sangue da diverse parti del corpo venga assorbito dal muscolo cardiaco, aumentando il tessuto adiposo a carico del cuore, affaticandolo e riducendo la sua capacità di pompare sangue.
Effetto temporaneo
L’effetto negativo, però, è transitorio: dopo 8 settimane i ricercatori hanno osservato che il grasso a livello del cuore era diminuito e la funzionalità dell’organo migliorata. Ora rimane da capire, concludono i ricercatori, se l’aumento di grasso a carico del cuore – seppur per un periodo di tempo circoscritto – possa avere un impatto sulla salute cardiaca.