Con un piatto di pasta… campi cent’anni

Silvia Camarda A cura di Silvia Camarda Pubblicato il 04/10/2018 Aggiornato il 04/10/2018

Un moderato apporto di carboidrati può favorire la longevità. Anche la scienza benedice il piatto di pasta

Con un piatto di pasta… campi cent’anni

I carboidrati non fanno male alla salute, anzi allungherebbero la vita! Secondo uno studio americano del Brigham and Women Hospital di Boston, pubblicato sulla rivista Lancet Public Health, per vivere più a lungo non bisogna al piatto di pasta.

Lo studio durato 25 anni

I ricercatori sono partiti dai dati di un campione molto numeroso che aveva partecipato a un altro studio chiamato Atherosclerosis Risk in Communities Study. I soggetti studiati, spiegano gli autori, sono stati seguiti per 25 anni, dopo aver compilato all’inizio dello studio e dopo sei anni, un questionario sulle abitudini alimentari. Dai dati analizzati, è emerso che:

  • l’aumento di mortalità si registrava sia con una dieta a basso apporto di carboidrati (inferiore al 40% dell’energia totale), sia con un apporto troppo alto (oltre il 70%);
  • il rischio più basso di mortalità era associato a un consumo moderato, tra il 50% e il 55% dell’energia totale;
  • a partire dai 50 anni l’aspettativa media di vita sarebbe di altri 33 anni per chi ha un apporto moderato di carboidrati, quattro anni in più di chi ha un apporto basso e uno in più di chi lo ha alto.

La dieta influenza l’aspettativa di vita

Questa ricerca dimostra, quindi, che anche il tipo di dieta influenza la longevità. I ricercatori hanno infatti concluso che “le diete low carb, che rimpiazzano i carboidrati con proteine e grassi sono sempre più popolari, ma i nostri dati suggeriscono che diete low carb associate a cibi animali possono essere associate a una minore aspettativa di vita. Al contrario, se si sceglie di scambiare i carboidrati con grassi e proteine vegetali si promuove la salute a lungo termine”.
 

 

 
 
 

Da sapere!

Le diete low carb prevedono un apporto di carboidrati molto basso: inferiore al 30% dell’energia totale giornaliera. Alcune arrivano anche ad apportare meno del 10%.

 

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