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Secondo quanto rivelato da uno studio pubblicato sul British Medical Journal, il 55% delle bibite gassate contiene più di 30 grammi di zucchero (all’incirca 7 cucchiaini), che rappresenta il limite massimo raccomandato dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, per chiunque abbia un’età superiore agli 11 anni. Il sondaggio si riferisce al mercato britannico, che è comunque assimilabile a quello italiano.
Zucchero dappertutto
Secondo l’Oms e l’American Heart Association, la dose giornaliera di zucchero consentita si aggira intorno ai 9 cucchiaini per gli uomini e ai 6 per le donne. Ma, oltre alle bibite gassate, ci sono anche altri alimenti che contengono una notevole quantità di zucchero come i cibi confezionati: un cartone piccolo di succo di frutta, per esempio, contiene più di 5 cucchiaini di zucchero, una barretta di cioccolato ne contiene 6, mentre una lattina di cola 8. In America sono in commercio alcune bibite alla frutta che contengono fino a 25 cucchiaini di zucchero in una tazza.
Nuove tasse sulle bibite zuccherate
Alcuni Paesi stanno già prendendo provvedimenti seri per cercare di ridurre il consumo di bibite gassate e non, con un’elevata quantità di zucchero. In Ungheria è stata impostata una tassa su tutti i cibi confezionati ricchi di zucchero, sale e caffeina. In Messico è stata imposta una tassa sulle bibite analcoliche con zuccheri aggiunti. Nel frattempo anche il Regno Unito, l’Irlanda del Nord, il Sudafrica e le Filippine hanno annunciato l’intenzione di applicare una tassa sulle bibite zuccherate.
In America nasce la Soda Tax
Negli Stati Uniti, più precisamente a San Francisco e nella Bay Area, invece, è stata approvata la Soda Tax, ovvero la tassa sulle bibite dolci. Dal 2018 saranno riportate le etichette su tutti gli alimenti confezionati, che dovranno riportare gli zuccheri aggiunti e quelli totali. Le prime due città in America ad approvare la Soda Tax sono state Berkeley e Philadelphia.