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Un modo semplice per portare meno sale a tavola e, di conseguenza nella nostra dieta quotidiana, senza però non perdere il gusto, è quello di salare l’acqua della pasta dopo che è stata tuffata nella pentola, negli ultimi due minuti di cottura. La pasta assorbirà il sale soltanto nella parte più esterna, ma la sapidità percepita, mangiandola, sarà, comunque, uguale con il vantaggio di aver ingerito meno sale. A raccomandarlo è il professor Furio Brighenti, docente di Scienza degli alimenti all’Università di Parma.
Attenzione anche al pane
Brighenti ha dichiarato che anche con il pane è possibile “ingannare” il palato per ridurre il consumo di sale. In che modo? In una diapositiva il professore ha mostrato una fetta di pane in cassetta, fatta con sei strati di impasto alternati uno a uno: tre realizzati con farina salata e tre con impasto senza sale. Ebbene, il risultato è che a ogni boccone si mangiano almeno due strati di pane, con quello salato superiore e quello insipido subito sotto, mantenendo comunque la percezione di sapidità, nonostante la riduzione dimezzata di sale.
Rischio di malattie cardiovascolari
Riducendo il sale nella dieta, si riduce automaticamente il primo fattore di rischio dell’ipertensione associato all’alimentazione, così come aumentare il consumo di pasta e pane integrali aiuta a prevenire le patologie cardiovascolari e il diabete di tipo 2. Brighenti ha inoltre aggiunto che sarebbe sufficiente che la quantità di cereali integrali raggiungesse il 50% della quantità media giornaliera (in Italia è di circa 260 g) perché il rischio di malattie cardiovascolari si riduca del 22% e quello del diabete del 25%.