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Il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva provato a metterci una pezza, inviando nei giorni scorsi una lettera al ministro della Salute Grillo, sollecitando un decreto ad hoc con un nuovo rinvio dei termini per consentire ai bambini non vaccinati di continuare ad andare all’asilo e al nido. Richiesta, la sua, rispedita però al mittente dal sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi che aveva escluso la possibilità di deroghe e rinvii sui vaccini. E dunque, da oggi – come previsto dalla legge Lorenzin tuttora in vigore – i bambini da 0 a 6 anni non vaccinati non potranno accedere alle strutture scolastiche sia pubbliche sia private. Ammessi a scuola, invece, bambini e ragazzi fino a 16 anni, ma i genitori – se rifiuteranno ripetutamente di far vaccinare i figli dopo colloqui e solleciti da parte delle Asl – incorreranno nelle sanzioni pecuniarie previste dalla legge.
A difesa dei più fragili
Contrari a ulteriori rinvii si erano detti anche i presidi, decisi ad applicare alla lettera la legge anche in difesa dei bambini più fragili, ossia quelli che per gravi motivi di salute non possono essere sottoposti ai vaccini e che, pertanto, rischierebbero moltissimo se messi a contatto con bambini non vaccinati. Anche il Consiglio superiore di sanità aveva posto come prioritaria la tutela di questi bambini: “tutelare i pazienti immunodepressi permettendo loro di poter frequentare comunità scolastiche dove compagni, più fortunati perché sani, sono scevri, attraverso le vaccinazioni, dal rischio di trasmettere infezioni ad alta patogenicità – quali il morbillo – è scelta largamente improntata alla difesa dei più deboli e in linea con la grande tradizione civile e sanitaria che caratterizza il nostro Paese”.
Le modifiche allo studio
Nel frattempo è allo studio un nuovo provvedimento, che prevederebbe il cosiddetto “obbligo flessibile”, secondo cui la vaccinazione è obbligatoria solo “in caso di emergenze sanitarie o di compromissione dell’immunità di gruppo”, ossia della protezione indiretta che si ha quando la vaccinazione di una parte significativa di una popolazione tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità. Ma – come ricorda l’Associazione Nazionale Presidi – per ora “per chi non si presenterà a scuola con il certificato richiesto, applicheremo semplicemente la legge”.