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Nel nostro Paese il tetano colpisce ogni anno almeno 50 individui. Chi la contrae finisce in terapia intensiva ed è letale nel 33% dei casi. Si tratta comunque di una malattia facilmente scongiurabile attraverso la vaccinazione antitetanica. Il problema – come spiega il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Gianni Rezza – è che quasi nessuno si sottopone al richiamo decennale del vaccino. Altro fatto grave è rappresentato dall’innumerevole quantità di fake news, che non fanno altro che sminuirne la pericolosità.
Disinfettare non basta
Il tetano non è contagioso, ma basta entrare in contatto con il batterio responsabile per contrarre la malattia, gravissima e potenzialmente letale. Come sottolineato da Rezza, la preoccupazione riguarda a oggi l’impressionante mole di bufale che circolano in Rete – e non solo – sul tetano. È importante chiarire fin da subito che il tetano, trattandosi di una malattia derivata da batteri presenti nell’ambiente, non può essere debellato. È fondamentale inoltre ricordarsi che quando ci si ferisce con qualcosa di arrugginito, disinfettare la lesione non basta. I batteri del tetano sono, infatti, molto resistenti ed è fondamentale sottoporsi all’antitetanica.
Un rischio non eliminabile
Un’ulteriore bufala è quella che individua negli anziani i soli soggetti a rischio. Oggi la vaccinazione per i nuovi nati riduce certamente l’incidenza. Detto ciò – chiarisce Rezza – non sono poi così rari i casi di contagio nei più piccoli. Proprio perché siamo al cospetto di una malattia che si contrae entrando in contatto con oggetti contaminati, è ovvio che l’immunità di gregge al tetano non è ipotizzabile. Anche con il 99% della popolazione vaccinata, avremmo un 1% a rischio contagio.