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Un semplice esame del sangue che misura il Dna del tumore ovarico presente nel sangue, permettendo di seguire la risposta alle terapie e di prevedere l’andamento della malattia, anticipando la diagnosi di eventuale recidiva di molti mesi rispetto ai metodi standard.
Sulle tracce del Dna
Il semplice test grazie a cui è possibile intercettare le tracce della presenza del Dna del tumore epiteliale maligno dell’ovaio (cioè che ha origine dalle cellule epiteliali che rivestono la superficie delle ovaie) misurarlo e studiarlo è stato messo a punto dai ricercatori del Dipartimento di Oncologia dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri guidati da Maurizio D’Incalci in collaborazione con i medici dell’ospedale San Gerardo di Monza (Università di Milano Bicocca), con i ricercatori dell’Università di Padova e con i colleghi dell’Harvard Medical School di Boston (Stati Uniti). Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista americana Clinical Cancer Research.
Tre tipi di tumore ovarico
Il tumore alle ovaie maligno può essere di tre tipologie: epiteliale, germinale e stromale. I tumori epiteliali hanno origine dalle cellule epiteliali che rivestono la superficie delle ovaie e costituiscono più del 90% delle neoplasie ovariche maligne. I tumori germinali originano dalle cellule germinali, ovvero quelle che danno origine agli ovuli, e rappresentano il 5% circa delle neoplasie ovariche maligne, mentre i tumori stromali originano dallo stroma gonadico, ovvero dal tessuto di sostegno dell’ovaio.
Metodica non invasiva e più sensibile
“Il tumore epiteliale maligno dell’ovaio – spiega D’Incalci – è una patologia molto complessa caratterizzata da una forte instabilità del proprio genoma. A oggi sono disponibili molte informazioni sulle caratteristiche molecolari della malattia all’esordio, mentre sappiamo poco o nulla sulle peculiarità al momento della recidiva, quando diventa progressivamente resistente alla terapia farmacologica. La biopsia liquida basata sulla misura del Dna tumorale circolante nel sangue ci permette, invece, di seguire l’andamento della malattia e la risposta alle terapie”. Il nuovo test, messo a punto grazie allo sviluppo di nuove tecnologie per il sequenziamento del Dna e all’utilizzo di sofisticati algoritmi di analisi bioinformatiche, oltre a non essere per nulla invasivo consente di anticipare la diagnosi di recidiva di molti mesi rispetto ai metodi standard impiegati fino a oggi.
Diagnosi precoce
Infine come spiega Sergio Marchini, che guida l’Unità di Genomica Translazionale del Mario Negri, con questa metodica sarà anche possibile effettuare diagnosi precoci di tumore epiteliale maligno dell’ovaio e decidere se sottoporre oppure no a terapia medica “quei casi di tumore ovarico diagnosticati in fasi iniziali che permettono una rimozione apparentemente completa del tumore”.