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I casi di tubercolosi infantile sono più numerosi di quanto stimato. È recente la notizia di un focolaio di tubercolosi in una classe di Treviso dove una maestra ha contagiato 21 bambini su 22. In generale, in Italia si registrano circa 4.000 casi all’anno.
Una malattia di ritorno
L’aumento di casi di Tbc infantile è stato rivelato anche da uno studio coordinato dall’università di Sheffield (Gran Bretagna), condotto in 22 Paesi che raccolgono l’80% dei casi di tbc nel mondo. Secondo i dati, i casi sarebbero il 25% in più di quanto stimato finora. Ciò sarebbe dovuto al fatto che la diagnosi di questa malattia nei bambini sotto i 15 anni è spesso difficile.
Diagnosi difficile
I malati, infatti, nei primi anni di vita possono avere colture negative, radiografie del torace non chiare e sintomi non semplici da decifrare. Inoltre, l’infezione presenta un maggior rischio di progressione a malattia attiva: nei 2 anni successivi all’infezione il rischio di sviluppare la tubercolosi infantile è del 15% circa negli adolescenti, del 24% nei bambini tra 1 e 5 anni e del 43% in quelli sotto l’anno di età. In più, le uniche stime disponibili sono quelle dell’Organizzazione mondiale della sanità, basate sulle notifiche dei casi segnalati che spesso non corrispondono a quelli reali.
Casi in aumento
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2012 ci sono stati nel mondo 8,6 milioni di casi di tubercolosi e, ogni anno, si registrano 530 mila nuovi casi nei bambini e ragazzi al di sotto dei 15 anni di età. Ogni giorno nel mondo più di 200 bambini muoiono di tubercolosi infantile ma, in un anno, oltre 74 mila morti potrebbero essere evitate grazie a diagnosi precoce e trattamenti adeguati. Per questo motivo, la Sitip (Società italiana di infettivologia pediatrica) ha da poco presentato nuove linee guida destinate ai pediatri, per effettuare diagnosi efficaci e terapie adeguate nei bambini e ragazzi.
Novità dalla ricerca
Un’importante novità è rappresentata dalle nuove metodiche di laboratorio (biologia molecolare) che consentono in tempi molto rapidi (poche ore) di identificare il germe della tubercolosi (si chiama Mycobacteriumtuberculosis), valutandone anche le specifiche sensibilità ai farmaci. E siccome aumentano i casi di tubercolosi infantile, per migliorare la diagnosi, viene suggerito di indagare l’avvenuta esposizione al batterio responsabile della malattia, quindi un eventuale contagio per via aerea tramite saliva, starnuto o colpo di tosse, o con persone provenienti da aree endemiche. Anche l’esame clinico riveste un ruolo fondamentale: devono essere accuratamente valutati i segni e sintomi suggestivi di malattia attiva, quali la tosse cronica, la perdita di peso, l’astenia, la sudorazione profusa, la febbre, il dolore toracico, l’emottisi e il distress respiratorio.