Sifilide in aumento: allarme malattie sessualmente trasmesse

Laura Raimondi A cura di Laura Raimondi Pubblicato il 12/09/2018 Aggiornato il 12/09/2018

Crescono i casi di sifilide e ai controlli sanitari sfuggono le infezioni non accertate

Sifilide in aumento: allarme malattie sessualmente trasmesse

Malattie a trasmissione sessuale che si pensava fossero ormai debellate sono oggi in costante e preoccupante aumento: in particolare sifilide, gonorrea, clamidia e condilomatosi.

Trend in crescita

La diffusione di queste malattie sessuali è dovuta alla facilità di trasmissione. Le statistiche, infatti, tracciano un’espansione notevole dal 2010 a oggi. Come spiega il dottor Gianmarino Vidoni, direttore dell’UOC malattie a trasmissione sessuale ATS-città metropolitana di Milano, per quanto riguarda la sifilide “nel primo trimestre del 2018 siamo già a 100 casi notificati”, mentre per la gonorrea “nel 2010 erano 94, nel 2017 sono saliti a 296”. Questi sono i dati accertati, senza contare il sottobosco di chi non si reca in ospedale, nonostante viga l’obbligo di notifica per le malattie a trasmissione sessuale di questo tipo. Oggi la maggior parte dei casi di sifilide, per esempio, viene accertata casualmente.

Difficile stimare l’entità del problema

Sempre secondo Vidoni, in passato non c’è stata una sufficiente attenzione per la corretta notifica di queste malattie e oggi i nuovi sistemi di sorveglianza sono ancora in fase preliminare. Il problema della sottonotifica, quindi, permane e risulta difficile stimare l’entità globale del problema. Sarebbe opportuno, consigliano gli esperti, attuare campagne di prevenzione sul corretto utilizzo del preservativo e sull’importanza dei test per una diagnosi precoce. Per il dottor Antonio Muscatello, infettivologo dell’ospedale Maggiore Policlinico di Milano, il più grande ostacolo alla prevenzione è la sottostima del rischio, che induce a considerare queste patologie come “lontane dalla nostra realtà e incapaci di poterci riguardare”.

La possibilità dell’opt-out

Una possibile soluzione, suggerita dal professor Stefano Rusconi dell’ospedale Sacco di Milano, potrebbe essere il cosiddetto “opt-out”, ovvero la possibilità, per chiunque debba subire un intervento in ospedale, di poter usufruire di un pacchetto a basso costo di test sierologici, in particolare per Hiv e sifilide. Attualmente vige l’opt-in, un test volontario per accertare la presenza di malattie a trasmissione sessuale, mentre in futuro, attraverso l’opt-out con previo consenso del paziente, questi test potrebbero essere eseguiti in automatico.

 

 

 
 
 

Lo sapevi che?

La Lombardia è la regione italiana in assoluto più colpita, con circa il 50% delle segnalazioni totali di casi di sifilide.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Mutazioni MTHFR eterozigote e PAI 4g/4g omozigote: possono causare l’aborto?

24/10/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

L'interruzione spontanea di una gravidanza iniziale è quasi sempre dovuta a uno sbilanciamento cromosomico del feto e non a mutazioni che di fatto non impediscono in assoluto che una gestazione vada a buon fine, come dimostra il fatto che tantissime donne che ne sono interessate hanno figli.   »

Quinta settimana di gravidanza: non si vede l’embrione e si evidenzia un distacco

21/10/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professoressa Anna Maria Marconi

Non è mai opportuno voler fare la prima ecografia troppo precocemente perché anziché esserne tranquillizzate si rischia di peggiorare la propria ansia. In quinta settimana difficilmente si vedono l'embrione e il battito del cuoricino, in più non si può capire bene se davvero si è in presenza di un distacco...  »

Pillola del giorno dopo a un mese e mezzo dal parto: si può assumere se si sta allattando?

21/10/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Di fatto, se si sta allattando esclusivamente al seno e dal parto è passato poco tempo, non è necessario assumere la contraccezione d'emergenza perché si può contare su una naturale protezione anticoncezionale.   »

Bimbo di 14 mesi che non vuole masticare

13/10/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Roberta Levi

In genere è intorno ai 12 mesi che i bambini sono abbastanza in grado di masticare, ma è tra i 18 e i 24 mesi che si arriva a masticare bene di tutto. Solo se a due anni il bambino ha ancora gravi difficoltà col cibo a pezzettini è opportuno discuterne con il pediatra.   »

Fai la tua domanda agli specialisti