RSV: perché rappresenta un rischio per i neonati e i bambini sotto i sei mesi?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 07/11/2024 Aggiornato il 07/11/2024

Il virus respiratorio sinciziale (RSV), che in genere si presenta con sintomi lievi che si risolvono spontaneamente nell’arco di pochi giorni, può essere pericoloso per i neonati sotto i sei mesi.

prevenire rsv

 

In collaborazione con Pfizer

Il cambio di stagione, caratterizzato spesso da un brusco passaggio dalle temperature miti a giornate piovose e fredde, segna un aumento dei casi di RSV, il virus respiratorio sinciziale. Si tratta di un virus molto contagioso che colpisce l’apparato respiratorio,  diffuso sia tra i bambini sia tra gli adulti, con un andamento stagionale che vede una maggiore incidenza di casi in corrispondenza della stagione influenzale, tra il tardo autunno e la primavera. L’infezione da RSV si manifesta in genere con gli stessi sintomi di una comune infezione delle vie respiratorie superiori, come il raffreddore. La maggior parte di chi viene colpito dall’RSV guarisce nell’arco di una, al massimo due settimane.

Occorre però prestare molta attenzione ai neonati sotto i sei mesi perché in questi soggetti fragili, al pari degli anziani, l’infezione può indirizzarsi verso una forma più grave, andando a interessare le vie respiratorie profonde con sintomi più importanti che possono portare anche alla necessità di un ricovero ospedaliero. L’infezione da RSV è infatti tra le principali cause della bronchiolite, una malattia respiratoria grave che interessa in modo particolare neonati e bambini. Si calcola che in Italia oltre 80mila piccoli nel primo anno di vita vengano visitati in ambulatorio per cause legate all’infezione da RSV: circa 15mila di essi necessitano dell’ospedalizzazione e circa 3mila di ricovero in terapia intensiva.

L’RSV e le infezioni correlate

L’RSV è molto contagioso e questo ne determina un’elevata diffusione. Negli adulti l’infezione può essere asintomatica, mentre nei bambini provoca in genere i sintomi classici di un’infezione delle alte vie respiratorie come starnuti, naso che cola, congestione nasale, febbre che tuttavia non sempre è presente. L’infezione da RSV, però, da lieve nei primi giorni della malattia può diventare più critica con il passare del tempo, determinando una tosse che può progredire in respiro sibilante e difficoltà respiratorie. A preoccupare sono soprattutto le due principali complicanze delle infezioni da RSV: la bronchiolite e la polmonite.

  • La bronchiolite è un’infiammazione che coinvolge le più piccole diramazioni bronchiali, provocata da un’infezione virale acuta. L’RSV è una delle prime cause della bronchiolite, che inizia generalmente con rinite e una lieve febbre, ma può evolvere con tosse insistente e difficoltà respiratorie, una sintomatologia che, soprattutto in soggetti fragili come i neonati sotto i sei mesi e gli anziani, può essere così importante da suggerire un ricovero. Si calcola che il 60-80% dei casi di bronchiolite nei neonati sia dovuta all’RSV, responsabile del 15-20% della totalità dei ricoveri di bambini sotto i due anni. L’RSV si può considerare quindi una delle principali cause di ospedalizzazione per neonati e bambini piccoli in tutto il mondo.
  • La polmonite, che può riguardare uno solo o entrambi i polmoni, si manifesta con tosse, difficoltà respiratorie, febbre anche elevata, respiro sibilante e dolore toracico. I sintomi possono aggravarsi, anche in concomitanza con fattori di rischio preesistenti, tanto da suggerire il ricovero. Si stima che fino al 50% dei ricoveri per polmonite nei neonati sia dovuto all’RSV.

Le categorie più a rischio

Per quanto l’infezione da RSV non desti particolare preoccupazione negli adulti e nei bambini in età scolare, non deve mai essere sottovalutata quando interessa particolari categorie a rischio per le quali l’RSV può provocare complicanze anche molto serie: 

  • i neonati prematuri
  • i neonati fino a un anno di età, in particolare quelli più piccoli sotto i sei mesi
  • i bambini sotto i due anni con malattia polmonare cronica o malattia cardiaca congenita
  • i bambini con sistema immunitario indebolito
  • i bambini che soffrono di disturbi neuromuscolari, come difficoltà a deglutire o a eliminare le secrezioni di muco        
  • gli anziani, soprattutto se portatori di altre patologie croniche

Sotto i sei mesi l’RSV è più pericoloso

Nei neonati sotto i sei mesi un’infezione da RSV non deve mai essere sottovalutata proprio per la possibilità che evolva in bronchiolite. I neonati hanno infatti un sistema immunitario non ancora del tutto sviluppato e una conseguente difficoltà a creare anticorpi capaci di combattere l’infezione. Senza dimenticare che le loro vie aree sono particolarmente soggette a infiammazione e ostruzione. Sono i numeri a dimostrare la pericolosità del virus.

L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, stima che a livello mondiale il carico di infezioni acute delle basse vie respiratorie nei bambini di età inferiore ai cinque anni sia di 33 milioni di casi l’anno, con oltre 3 milioni di ricoveri e 59.600 decessi. In particolare, nei bambini di età inferiore ai sei mesi, le infezioni acute delle vie respiratorie inferiori associate a RSV rappresentano circa 1,4 milioni di ricoveri e 27.300 decessi. L’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) riporta che ogni anno nell’Unione Europea, in Norvegia e nel Regno Unito, l’RSV è responsabile del ricovero ospedaliero di circa 213.000 bambini sotto i cinque anni, alcuni dei quali necessitano di terapia intensiva, e di circa 158.000 adulti.

I soggetti più a rischio sono i neonati prematuri e i bambini di età inferiore ai sei mesi, gli ultra65enni e le persone con un sistema immunitario indebolito o con patologie preesistenti. Il numero maggiore di ospedalizzazioni si registra proprio nei neonati tra i due e i tre mesi di vita che spesso hanno bisogno di essere trasferiti in terapia intensiva neonatale o pediatrica. In caso di bronchiolite possono rendersi necessari, infatti, il ricorso all’assistenza respiratoria e la somministrazione di ossigeno. La pericolosità dell’infezione non risiede per altro solo nella sintomatologia che si sviluppa nell’immediato, ma anche nelle conseguenze che può avere a lungo termine. Si calcola infatti che un terzo dei bambini che hanno sofferto di bronchiolite, soprattutto se così grave da necessitare del ricovero, possono presentare ricorrenti episodi di broncospasmo fino all’età scolare e in alcuni casi sviluppare l’asma.

A cosa prestare attenzione

I sintomi più comuni dell’RSV variano a seconda della fascia d’età. Nei bambini sopra i due anni e negli adulti in genere sono simili a quelli di un raffreddore o di un’influenza e si risolvono, per lo più spontaneamente, nell’arco di una, due settimane. Maggiore attenzione va prestata nei neonati sotto i sei mesi per i quali, ai sintomi già citati, si possono aggiungere:

  • irritabilità
  • perdita di appetito
  • ridotta reattività
  • apnee con pause nella respirazione che durano più di dieci secondi

Respiri brevi e poco profondi, dilatazione delle narici durante l’inspirazione, respiro rumoroso, pause nella respirazione e rientramento della parete toracica indicano la necessità di un intervento medico urgente. Inoltre, i genitori dovrebbero prendere in considerazione la colorazione blu o grigia delle labbra, della bocca o delle unghie, segni tipici di livelli molto bassi di ossigeno nel sangue. Dal momento che l’infezione può evolvere verso manifestazioni sempre più gravi, è basilare quindi che i genitori si rivolgano al pediatra appena notano la presenza di uno o più dei sintomi sopra indicati. Un intervento tempestivo può evitare infatti la progressione dell’infezione e scongiurare la necessità di un ricovero.

Cosa fare per evitare il contagio 

L’RSV è particolarmente contagioso. Non a caso si stima che la quasi totalità dei bambini sotto i due anni lo abbia contratto, anche più volte dal momento che è possibile reinfettarsi. Si può contrarre l’RSV venendo a contatto con i droplets, cioè le goccioline provocate da tosse e starnuti, per contatto diretto con le persone infette attraverso baci, abbracci e altre manifestazioni di affetto, ma anche toccando le superfici contaminate sulle quali le particelle virali riescono a sopravvivere a lungo, da due ore nel caso di abiti e altri tessuti fino a sette ore sui mobili.

Quando in casa c’è un neonato occorre quindi che i genitori prestino la massima attenzione in modo da evitare un contagio in una fascia di età in cui risulta particolarmente pericoloso.
Dal momento che nido, asilo e scuola sono i contesti di maggior circolazione del virus, è importante che le regole da seguire vengano insegnate anche ai fratelli più grandicelli:

  • in caso di tosse o starnuti coprirsi bocca e naso non con le mani, ma con un fazzoletto di carta da buttare subito,
  • lavare spesso le mani con acqua e sapone insistendo per almeno una ventina di secondi,
  • evitare di toccare il neonato in maniera diretta, baciandolo, prendendolo in braccio e così via, quando si hanno sintomi,
  • pulire con acqua e sapone le superfici toccate con frequenza che possono venire a contatto con il neonato come il fasciatoio, il lettino, la carrozzina.

Per saperne di più cliccare qui.

PP-UNP-ITA-4385

Fonti Bibliografiche

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