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Arriva dall’Australia la proposta di immunizzare contro la pertosse o tosse convulsa i genitori e tutti gli altri i componenti della famiglia, quando in casa è in arrivo un bebè. Viene definita la «strategia del bozzolo» (in inglese, cocooning), e permette di creare attorno al neonato una zona di sicurezza evitando che gli agenti infettivi entrino in contatto con il piccolo. Secondo un recente studio del Centro nazionale per la ricerca e la sorveglianza immunologica di Perth, se i genitori sono vaccinati contro la pertosse il rischio di contagio per il neonato si riduce del 50 per cento.
Una malattia contagiosa
La pertosse è una malattia infettiva molto contagiosa, causata dal dal batterio Bordetella pertussis, che s’insinua soprattutto tra le cellule che rivestono l’apparato respiratorio. L’infezione colpisce persone di tutte le età, ma sono i bambini le principali vittime: nel 38 per cento dei casi hanno meno di sei mesi e in più del 70 per cento meno di cinque anni. Il vaccino per la pertosse è l’esavalente, che protegge da 6 malattie differenti (pertosse, difterite, tetano, epatite B, poliomielite e Haemophilus influentiae): è prevista la somministrazione al terzo, al quinto e all’undicesimo mese.
Neonati a rischio
I neonati sono i più esposti al contagio, perché non ancora vaccinati. La protezione dei più piccoli passa dunque esclusivamente attraverso la vaccinazione degli adulti che li circondano. La protezione conferita dalla vaccinazione dura 7-10 anni, ma il ministero della Salute non consiglia richiami in età adulta. Tuttavia, a tutti è raccomandato di vaccinarsi ogni 10 anni con l’antidifterica e l’antitetanica, che vengono somministrate in un’unica soluzione in un preparato che contiene anche la vaccinazione contro la pertosse.