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Il tasso di mortalità a causa del morbillo è in crescita nel nostro Paese: nel primo mese del 2018 sono stati registrati 164 casi di cui due decessi, facendo segnare un trend di mortalità molto più alto rispetto allo scorso anno, con un morto ogni 80 casi contro uno ogni 1200 casi del 2017.
Fase epidemica non ancora finita
“Probabilmente dobbiamo aspettarci una progressiva riduzione dei casi di morbillo nel corso del 2018” – spiega Massimo Andreoni, professore ordinario di malattie infettive della facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli studi di Roma “Tor Vergata”- ma siamo ancora in piena fase epidemica, quindi si consiglia ancora di vaccinarsi o di completare la vaccinazione con la dose di richiamo“.
Non abbassare la guardia
La regione più colpita nel 2018 finora è la Sicilia, seguita da Lazio, Calabria e Liguria. “Il 93% di tutti i casi di morbillo del nuovo anno è avvenuto in pazienti che non hanno eseguito la vaccinazione, e un caso su due è finito in ospedale – precisa Andreoni -. I due casi letali di quest’anno devono ricordarci come questa malattia che consideriamo poco pericolosa può addirittura provocare il decesso”.
Nel 2017 poche vaccinazioni
La Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, spiega che l’88% di tutti i casi italiani di morbillo registrati lo scorso anno si è verificato in soggetti non vaccinati, e un altro 6% in persone che si erano sottoposte a una sola dose di vaccino: il 94% dei pazienti, quindi, non era adeguatamente vaccinato. Il 44% dei malati, poi, ha avuto un quadro clinico con complicazioni tali da dover essere ricoverato, per un totale di circa 2.000 ricoveri.
Peggio di noi solo la Romania
Nel 2017 in Europa il morbillo ha ucciso 30 persone e ne ha colpite 14.451, circa il 400% in più rispetto all’anno precedente, quando sono stati registrati solo 4.643 casi. I Paesi dove l’epidemia si è manifestata più violentemente sono stati Romania (5.560) e Italia (5.004). Un numero molto alto quello italiano, pari a un terzo di tutti i casi europei, soprattutto se si considera che secondo i dati del ministero della Salute nel 2016 erano stati soltanto 862. Il maggior numero di morti si è verificato in Romania (19 morti), seguita dall’Italia (4 decessi).