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I numeri che arrivano dagli Stati Uniti fanno preoccupare. Nel 2024 sono stati segnalati 285 casi di morbillo con un 40% di infetti ricoverati in ospedale. Negli ultimi giorni la situazione sembra prendere una piega sempre più preoccupante con più di 220 casi segnalati in 12 stati, concentrati in maniera particolare in alcune aree rurali del Texas occidentale dove si sono registrati due decessi a causa del virus.
L’epidemia è la conseguenza diretta di un calo nel numero di vaccinati: nelle zone più colpite del Texas la percentuale di bambini non vaccinati raggiunge infatti il 20%. Quello che era successo anche a New York nel 2019 quando un’epidemia di morbillo aveva interessato le comunità ebree ortodosse restie alla vaccinazione.
Il contagio in Europa e in Italia
Non solo negli Stati Uniti, comunque, ma anche in Europa il morbillo rappresenta sempre più un pericolo concreto. I dati presentati nell’aggiornamento mensile su morbillo e rosolia dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) segnalano infatti una netta progressione nel numero dei casi registrati negli ultimo anno rispetto al 2023.
E la situazione italiana è preoccupante dal momento che su un totale di 32.265 persone che in Europa hanno contratto il virus tra il 1 febbraio 2024 e il 31 gennaio 2025, l’Italia ha registrato 1097 casi, preceduta solo dalla Romania con 27.568 casi e seguita da Germania (637), Belgio (551) e Austria (542). In Romania si sono avuti 18 decessi dovuti a complicanze della malattia e un caso di morte è stato segnalato anche in Irlanda.
La previsione per altro è quella di un aumento dei casi per la primavera 2025 e la ragione viene attribuita anche dall’ Ecdc alle lacune nella copertura vaccinale, nei bambini ma anche negli adolescenti e negli adulti. Secondo i dati a disposizione, infatti, in Europa solo quattro paesi, Ungheria, Malta, Portogallo e Slovacchia, hanno raggiunto il 95% della copertura vaccinale con due dosi, necessaria per l’immunità di gregge.
Questo fa sì che nel resto dell’Europa ci siano elevati rischi di contagio, anche tra i bambini troppo piccoli per essere vaccinati e tra quelli che per motivi medici non possono ricevere la vaccinazione e necessitano quindi della protezione della comunità. La conferma che la vaccinazione sia l’unico presidio di prevenzione contro il morbillo arriva ancora dagli ultimi dati dell’Ecdc: tra coloro che hanno contratto il morbillo nell’ultimo anno l’86% non era vaccinato; nel caso dei bambini sotto quattro anni, che teoricamente dovrebbero essere stati vaccinati, la percentuale scende comunque di poco arrivando all’84%.
Il parere del virologo Pregliasco
È il professor Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario d’azienda dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, a confermarlo: la vaccinazione è il presidio indispensabile per la prevenzione, efficace però solo se la copertura vaccinale raggiunge il 95% della popolazione dando vita a quella immunità di gregge che tutela il paese da possibili epidemie.
«La preoccupante situazione del Texas va letta come un invito a una riflessione attenta» precisa il professor Pregliasco. «E questo per diverse ragioni. Innanzitutto, perché il morbillo, malattia acuta febbrile tipica dell’infanzia ma che non risparmia gli adulti, è estremamente contagioso; si diffonde infatti con facilità per via respiratoria, attraverso la tosse o gli starnuti: un bambino o un adulto affetto da morbillo può arrivare a contagiare altri tredici soggetti. Occorre poi tenere presente che, sia pur rare, le complicanze dovute all’infezione possono essere di estrema gravità. In 1 caso su 1000 si possono registrare problematiche di ordine polmonare, mentre 1 caso su 10mila può andare incontro a serie complicanze che interessano il sistema nervoso come l’encefalomielite acuta, nota anche come encefalite da morbillo, e la panencefalite sclerosante subacuta, rara malattia degenerativa del sistema nervoso centrale. Da ultimo va segnalato il fatto che non esistono terapie che possano curare il morbillo: l’indicazione all’assunzione di vitamina A ha una valenza solo nel caso in cui ci sia una carenza di questa vitamina ma senza arrivare a poter essere considerata un supporto sostanziale per la prevenzione di un’eventuale epidemia». Non a caso la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la vitamina A in funzione protettiva verso le complicanze del morbillo ma sulla base di studi condotti in Paesi dove il virus è endemico e la malnutrizione è molto frequente tra i bambini.
Come proteggersi
La comunità scientifica è concorde nell’affermare che l’unica protezione contro il morbillo sia la vaccinazione con due dosi, efficace al 97% nel prevenire la malattia. «La diffidenza verso i vaccini in particolare verso quello del morbillo nasce da lontano, da uno studio, per altro ritrattato dall’autore stesso e smentito da un’ampia letteratura scientifica, che istituiva un legame tra la vaccinazione contro il morbillo e l’autismo» commenta il virologo. «Il Covid ha purtroppo contribuito a peggiorare la disaffezione nei confronti dei vaccini che restano comunque una potente arma di prevenzione, per il singolo e per la comunità». Ma a una condizione: che si raggiunga una copertura vaccinale al 95% entro i due anni di vita dei bambini per avere quella che viene definita “immunità di gregge”, una barriera per così dire “comunitaria” contro la diffusione del morbillo.
La situazione in Italia
Se nel 2024 c’era stato un aumento dei casi di morbillo per i bambini da 0 a 4 anni, dal 1° gennaio al 31 gennaio 2025 sono stati registrati in Italia 70 casi di morbillo concentrati soprattutto in Lombardia, Veneto, Lazio, Sicilia, Sardegna. Se si calcola che a dicembre del 2024 i casi erano 43 si nota subito la curva in crescita. L’incidenza più elevata di casi è stata osservata nei bambini sotto ai 5 anni d’età dal momento che il virus ha facile diffusione nelle comunità. Il 95,3% di chi ha contratto il virus non era vaccinato al momento del contagio. «E’ proprio il calo della copertura vaccinale a determinare l’attuale diffondersi della malattia» commenta Pregliasco. Secondo gli ultimi dati, infatti, la percentuale di bambini vaccinati con la prima dose è del 92%, mentre si scende all’86% se si considerano quelli che hanno ricevuto due dosi, con un calo da uno a tre punti percentuali che corrisponde a quello di altri Paesi europei. Percentuali importanti che possono compromettere l’immunità di gregge. «Va tenuto conto, infatti, che il vaccino contro il morbillo è stato introdotto come obbligatorio solo nel 2017» specifica il virologo. «Rimane quindi una consistente fascia di popolazione di nati prima del 2017 che può rappresentare un fattore di rischio per la diffusione della malattia. Senza dimenticare che il 15% dei contagi registrati in questo periodo in Italia sono importati dall’estero e questo può rappresentare un ulteriore elemento di diffusione del virus». Come conferma l’Oms, infatti, anche i Paesi che hanno raggiunto l’eliminazione del morbillo sono ancora a rischio di epidemie estese e dirompenti a seguito dell’importazione del virus del morbillo da altri Paesi, se non vengono mantenuti tassi molto elevati di vaccinazione infantile di routine (almeno il 95%) in tutte le comunità.
Vaccino anche per gli adulti
Nel mese di gennaio è stato registrato un caso di encefalite da morbillo su un giovane adulto. «Questo fa capire l’importanza che vengano vaccinati non solo i bambini ma anche gli adulti» continua Pregliasco «con particolare attenzione al personale che lavora a scuola e a quello sanitario». Non a caso, sempre riferendosi al gennaio scorso, tra i casi di infezione contratta dagli adulti, sette riguardano operatori sanitari.
Le scadenze vaccinali
Raccomandato dal Ministero della Salute fin dal 1979, il vaccino contro il morbillo è obbligatorio a partire dal 2017. Si somministra in due dosi: la prima dose è consigliata prima del 24° mese di vita, preferibilmente tra il 12° e il 15° mese, e prevede una seconda dose di richiamo verso i 5-6 anni o gli 11-12, come da calendario vaccinale. «Per gli adulti che non siano stati vaccinati» precisa il professor Pregliasco «si prevedono le due dosi a distanza di 4 settimane una dall’altra: chi avesse fatto una sola dose può fare la seconda anche a distanza di molti anni».
In gravidanza
Tra le categorie più a rischio di complicazioni in caso di infezione ci sono, oltre ai lattanti, gli anziani e i soggetti immunodepressi, anche le donne in gravidanza. «Il vaccino contro il morbillo non può essere fatto però nei nove mesi dell’attesa» continua l’esperto. «Si consiglia quindi alle donne in età fertile che non abbiano contratto la malattia (se si hanno dubbi basta un prelievo di sangue per verificarlo» di sottoporsi alla vaccinazione in previsione di un’eventuale gravidanza. La vaccinazione permette per altro di proteggere il neonato fino attorno ai 6-9° grazie agli anticorpi che provengono dalla madre».
In breve
Mentre negli Stati Uniti cresce il numero di casi di morbillo, anche in Italia la situazione va monitorata con attenzione: l’aumento dei contagiati, bambini ma anche adulti, è la testimonianza che manca l’immunità di gregge che si ottiene solo con il 95% della copertura vaccinale. Il vaccino è infatti l’unica forma di prevenzione contro il diffondersi di una malattia che può avere complicanze anche gravi.