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I pazienti con malattie cardiovascolari sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto in seguito alla pandemia da Sars-CoV-2. Un’ampia maggioranza della popolazione, infatti, ha rinunciato a esami, controlli, monitoraggi, lasciando che talvolta le proprie condizioni degenerassero.
“Il Covid ha effetti diretti sul sistema cardiovascolare – sottolinea il professor Massimo Volpe, Presidente Siprec, Società italiana per la prevenzione cardiovascolare – Le alterazioni dell’endotelio, ossia il rivestimento delle pareti cardiovascolari, sono la causa delle trombosi che caratterizzano il Covid-19. A questo quadro clinico, si aggiunge il sensibile peggioramento delle attività di prevenzione, che a livello cardiovascolare dovrebbe essere un pilastro del Servizio sanitario nazionale, visto che permette di ridurre sia i decessi che le ospedalizzazioni”.
Timore di recarsi in ospedale
“Nell’ultimo anno è prevalsa la trascuratezza per la paura di andare dal medico o in ospedale, mentre da parte degli operatori sanitari vi è stata una minore capacità di accoglienza per la mole di lavoro legata alla gestione del Covid – prosegue Volpe – Come evidenziato in un lavoro pubblicato sullo ‘European Heart Journal’ a maggio 2020, si è evidenziata una riduzione del 50% degli infarti in ospedale rispetto al corrispondente periodo del 2019, motivati solamente dal timore di recarsi nelle strutture. Inoltre, i fattori di rischio sono aumentati per gli stili di vita legati alle restrizioni: i continui lockdown hanno portato a un’alimentazione con un più elevato livello calorico, oltre che a una minore attività fisica. In aggiunta, spesso, sono anche state riprese cattive abitudini come il consumo di alcol o il fumo”.
Mortalità altissima
Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in Italia, con 240mila decessi ogni anno e 7,5 milioni di persone coinvolte in problemi ad esse correlate. Ogni anno in Italia vi sono circa 150mila infarti, e oltre 600mila diagnosi di scompenso cardiaco, ma il numero cresce fino a 3 milioni considerando le forme latenti; ed è la prima causa di ospedalizzazione in Italia e, a causa delle continue riacutizzazioni, i pazienti arrivano ad effettuare fino a 6-7 ricoveri all’anno, spesso con degenze di lunga durata. Inoltre, la mortalità è molto alta, interessando a distanza di 4-5 anni circa il 50% dei pazienti.
Prevenzione fondamentale
Un’efficace prevenzione deve partire da un corretto stile di vita, contrassegnato da un’alimentazione sana e tanto movimento, ma non solo. Per evitare le malattie cardiovascolari, infatti, bisogna tenere presente diversi fattori di rischio: alti valori di colesterolo e di acido urico, comorbidità con altre malattie come diabete o ipertensione arteriosa, obesità, stress psico-fisico.
I sintomi da non trascurare
“Nel momento in cui inizia a manifestarsi concretamente un rischio, il cuore lancia all’organismo dei segnali, che variano a seconda dell’entità dei problemi, dell’età del soggetto, del genere – spiega il professor Volpe – Tra questi, l’eccessiva fatica che si prova nel fare un esercizio fisico o dopo aver salito un piano di scale; il dolore precordiale dell’angina, che può far presagire un’ischemia o un infarto; e segnali ancor più preoccupanti come le palpitazioni, preludio di un’aritmia. In qualche caso, purtroppo, il cuore non dà nessun segnale, tanto che si verificano infarti senza che venga provato dolore: è il caso della compromissione dell’organo nell’ipertensione o nel diabete, malattie spesso silenti, che in Italia colpiscono circa 20 milioni di persone. L’ideale sarebbe non arrivare a questi segnali, ma intervenire prima con tutte le misure preventive corrette”.
Fonti / Bibliografia
- Reduction of hospitalizations for myocardial infarction in Italy in the COVID-19 era | European Heart Journal | Oxford AcademicAbstractAims. To evaluate the impact of the COVID-19 pandemic on patient admissions to Italian cardiac care units (CCUs).Methods and Results. We conducted