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Sotto la definizione di dolore cronico ricadono problematiche che spaziano da mal di schiena a cefalee, da nevralgie ad artrosi. Sono oltre 16 milioni gli italiani che ne soffrono. Dall’International Theras Day, gli esperti lanciano l’allarme: questo tipo di dolori influisce negativamente sulla qualità della vita. Il problema è che nel nostro Paese, il 25% dei pazienti non si cura come dovrebbe.
Problema principalmente femminile
A soffrire di più di dolore cronico sono le donne tra i 35 e i 50 anni, con un basso livello d’istruzione, stressate e con un reddito familiare medio compreso tra i 20-40mila euro annui. Nella maggior parte dei casi si tratta di mal di testa e dolori diffusi. Come spiegato da Giuliano De Carolis, Presidente Federdolore-SICD (Società Italiana Clinici del Dolore), il 29% degli italiani si limita a convivere con il dolore cronico, mentre il 23% si cura con antidolorifici non specifici. Queste pratiche risultano spesso sterili, il dolore persiste o si ripresenta e chi ne soffre smette di cercare soluzioni realmente efficaci.
Approcci sbagliati
Ogni anno in Italia per contrastare il dolore cronico si consumano circa 43 milioni di confezioni di antinfiammatori non steroidei (Fans): più di due pazienti su tre (il 68%) ricorrono senza grandi risultati ai Fans. Il dato deve far riflettere se si analizza l’incidenza sulla spesa pubblica. Il dolore cronico mal curato ha, infatti, un costo annuo di oltre 4.500 euro per paziente, calcolando le assenze dal lavoro e di 1.400 euro in costi diretti per il Servizio sanitario nazionale. Ma migliorare o risolvere gran parte di queste situazioni non è impossibile. Le soluzioni esistono.
Le cure del futuro
Le nuove tecnologie permettono approcci poco invasivi, non farmacologici e duraturi al dolore cronico. Secondo De Carolis, il futuro delle cure è da ricercare nella neurostimolazione. Una pratica poco diffusa nel nostro Paese, ma che permette di agire direttamente sui nervi con impulsi elettrici mirati che riducono i segnali di dolore inviati al cervello. Nei casi più complessi, è possibile ricorrere alla Stimolazione del midollo spinale, un intervento chirurgico poco invasivo che lavora a livello midollare attraverso un piccolo dispositivo che agisce sui nervi, interrompendo o mitigando gli impulsi di dolore.