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Chi ha meno vitamina D potrebbe essere più esposto al rischio di risultare positivo al Covid-19. A rivelarlo è uno studio condotto dall’Università di Chicago e da poco pubblicato sul Journal of American Medical Association Network Open. Stando agli esperti, con meno vitamina D, la probabilità di risultare positivi potrebbe salire anche del 60%.
Benefica, ma non protettiva
Da questo dato, i ricercatori si sono mossi per comprendere quale effetto abbia realmente la vitamina D sul virus che sta tenendo sotto scacco il mondo intero. Come spiegato da una delle prime firme dello studio, il professor David Meltzer dell’Università di Chicago, è importante chiarire fin da subito come questi dati non dimostrino in alcun modo l’azione protettiva della vitamina D contro il Covid-19. Detto ciò, il discrimine del 60% suggerisce in maniera chiara un ruolo della vitamina D nel processo che porta al contagio.
La relazione con le malattie respiratorie
La vitamina D, sottolinea Meltzer, ha un’azione importante sul sistema immunitario. Attraverso questa vitamina, infatti, si assicura il corretto funzionamento e l’ottimale stato di salute delle cellule adibite a contrastare le infezioni. Cosa, peraltro confermata da numerosi studi pregressi che evidenziano come a bassi livelli di vitamina D corrispondano maggiori probabilità di andare incontro a malattie respiratorie (asma, tubercolosi) o a infezioni dei polmoni. Come noto, l’organismo produce vitamina D in base alla capacità della pelle di assorbire i raggi del sole. In questo processo entra ovviamente in gioco la carnagione.
Questione di pelle
È proprio dalla carnagione che sono partiti gli studiosi per valutare l’incidenza del Covid-19 in relazione alla vitamina D. Sono 489 gli individui analizzati, il 32% dei quali con pelle bianca e il 25% in carenza di vitamina D (< 20ng/ml). Incrociando questo dato con quello delle positività, gli esperti hanno scoperto come il 12% dei soggetti con valori normali sia risultato positivo al Covid-19. Di contro, nella fetta di campione in carenza, i contagiati toccavano il 19%.
Ruolo da approfondire
Lo studio necessiterà di ulteriori test clinici che permettano ai ricercatori di comprendere il ruolo svolto dalla vitamina D sui contagi da Covid-19. Svelata la relazione, sarà eventualmente possibile stabilire la corretta quantità di vitamina D da assumere. Per ora, gli esperti consigliano di assumerne la quantità normale, o attraverso una corretta esposizione al sole o tramite integratori. Attenzione, però, a tenere monitorati i valori di vitamina D nei soggetti alle prese con disturbi renali. Un’esposizione eccessiva potrebbe, infatti, portare a complicanze.
Fonti / Bibliografia
- Association of Vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19 Test Results | Infectious Diseases | JAMA Network Open | JAMA NetworkThis cohort study examines whether patients’ most recent vitamin D levels and treatment for insufficient vitamin D levels are associated with test results