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Un’ecografia transvaginale e il dosaggio nel sangue del cancer antigen 125 (CA-125) sono i controlli per lo screening del cancro alle ovaie. Queste indagini non sono però consigliate di routine a tutte le donne, secondo quanto stabilito dallo US Preventive Service Task Force (USPSTF) e successivamente pubblicate dalla rivista scientifica Jama. Diverso è il caso delle donne a rischio di sviluppare questo tipo di carcinoma per questioni di familiarità. In questa eventualità, infatti, l’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) raccomanda di effettuare l’ecografia transvaginale a partire dai 30 anni di età ogni sei mesi. È inoltre necessario effettuare la visita ginecologica e l’ecografia transvaginale se compaiono disturbi della digestione, gonfiore e dolore alla pancia, perdita dell’appetito, ovvero i sintomi che possono costituire un segnale d’allarme nei confronti del cancro alle ovaie.
Il caso Jolie
Alcuni anni fa Angelina Jolie si è sottoposta all’asportazione delle mammelle, delle tube di Falloppio e delle ovaie perché portatrice dell’alterazione genetica che predispone a sviluppare i carcinomi in questione. La madre della Jolie è morta a 57 anni di tumore alle ovaie e l’attrice aveva circa l’80% di probabilità di andare incontro alla malattia.
Quando i controlli sono raccomandati
Lo screening per il cancro alle ovaie è raccomandato alle donne che hanno parenti di primo grado già colpite dalla malattie, in quanto hanno alte probabilità di ammalarsi a loro volta. I geni implicati nella comparsa di questo tipo di tumore sono il BRCA1 e il BRCA2, la cui mutazione favorisce anche il cancro del seno.
E quando no
Per le donne che non hanno una vulnerabilità genetica verso la malattia non è, invece, raccomandato lo screening per due ragioni: il rischio di falsi positivi è elevato; inoltre, almeno fino a ora, nessuna ricerca ha evidenziato una diminuzione della mortalità per cancro alle ovaie dovuta agli esami di controllo effettuati su donne non a rischio. Lo sostiene anche Stefania Gori, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) e direttrice del Cancer Center dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar a Verona. Riguardo ai falsi positivi, variano dal 3% all’11%, a volte suggerendo di ricorrere, senza giustificazione reale, all’intervento chirurgico per sospetto cancro, con tutte le conseguenze e i rischi del caso. Va detto che il cancro alle ovaie è poco frequente, tuttavia in Italia rappresenta la quarta causa di morte nelle donne fino a 49 anni. Sempre in Italia ogni anno ne vengono diagnosticati 5.200.