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Nei primi anni di vita i bambini in questa stagione sono maggiormente suscettibili alle malattie da raffreddamento, sia perché le loro difese immunitarie sono ancora in via di costruzione sia a causa della permanenza in luoghi chiusi per molte ore al giorno. Solitamente, insieme a influenza e raffreddore, in questo periodo si registra anche un aumento dei casi di bronchiolite. Quest’anno, però, le misure anti Covid hanno dato una mano.
La scomparsa della bronchiolite
L’ospedale pediatrico di Roma Bambino Gesù ha segnalato come, a partire da ottobre, e con un picco tra gennaio e febbraio, le corsie degli ospedali in passato erano piene di bambini con insufficienza respiratoria o con problemi comunque correlati a un quadro di bronchiolite. Quest’anno, invece, all’ospedale pediatrico nessun tampone fatto da ottobre a oggi è risultato positivo al virus respiratorio sincinziale. Il merito si deve alle misure anti Covid adottate in seguito alla pandemia. Il distanziamento sociale, la corretta igiene delle mani, l’utilizzo delle mascherine, le limitazioni ai viaggi e agli spostamenti, i divieti di assembramento sono tutte misure che insieme hanno contribuito a un rallentamento delle infezioni virali con beneficio anche dei più piccoli.
Un’infezione virale
La bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce le basse vie respiratorie, in particolare i bronchioli, la parte terminale delle vie aeree all’interno dei polmoni. Riguarda i bambini di età inferiore a un anno con maggiore prevalenza nei primi 6 mesi di vita. L’infiammazione dei bronchioli ne causa un restringimento che può comportare una riduzione del passaggio di aria, con aumento della difficoltà respiratoria. All’auscultazione si presenta con ronchi, rantoli, fischi ed è molto più grave rispetto agli episodi di bronchite proprio perché generalmente colpisce i più piccolini, anche neonati.