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Per molti, rifugiarsi nel cibo è un modo per sfuggire alle emozioni negative e per gratificarsi attraverso i piaceri della vita. E molti alimenti aiutano, soprattutto quelli ricchi di zuccheri, poiché sono una fonte di energia immediatamente disponibile per l’organismo e allo stesso tempo stimolano la trasmissione di dopamina nel cervello, il neurotrasmettitore associato alla motivazione e al senso di gratificazione. Se si prolunga nel tempo, però, questo comportamento assume le caratteristiche di un vero e proprio disturbo alimentare: il binge eating.
Abbuffate senza controllo
Il nome scientifico di binge eating disorder, infatti, identifica gli episodi ricorrenti di abbuffate fuori controllo, simili a quelle della bulimia, non seguiti però da atti compensatori o di eliminazione (come l’induzione del vomito o l’auto-somministrazione di lassativi), caratteristici appunto della bulimia. Di conseguenza chi ne è affetto, sviluppa nel tempo obesità grave, oltre a un disagio psicologico caratterizzato da depressione, ansia, bassa autostima a discapito della qualità della vita.
La scoperta italiana
Per affrontare il binge eating oggi esistono trattamenti basati su una combinazione di psicoterapia e farmacoterapia a base di antidepressivi. Tuttavia, il tasso di ricaduta è ancora molto elevato, il che significa che è necessario trovare strategie più efficaci. Uno studio dell’Università la Sapienza di Roma e dell’Università di Camerino, recentemente pubblicato sulla rivista “Neuropsychopharmacology”, ha identificato in una molecola, l’oleoiletanolamide (OEA), un nuovo strumento efficace per prevenire e contrastare il disturbo da alimentazione incontrollata.
Il parere degli esperti
I risultati dello studio, coordinato da Silvana Gaetani del Dipartimento di Fisiologia e farmacologia Vittorio Erspamer della Sapienza e da Carlo Cifani della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino, sono stati ritenuti di grande interesse da parte della comunità scientifica. “Oggi sappiamo – spiegano Adele Romano della Sapienza e Maria Vittoria Micioni Di Bonaventura dell’Università di Camerino, primi co-autori dello studio – che l’OEA è in grado di prevenire lo sviluppo di un comportamento alimentare anomalo, tipo binge eating, in quanto agisce modulando l’attività di circuiti cerebrali che rispondono alle proprietà piacevoli del cibo e/o all’esposizione a una condizione stressante”. “Le prove scientifiche che abbiamo fornito – aggiunge Silvana Gaetani – sono state ottenute in un modello sperimentale di binge eating sviluppato dal team di Carlo Cifani, e sebbene debbano essere confermate in pazienti realmente affetti dal disturbo, fanno ben sperare che l’OEA possa essere effettivamente un nuovo potenziale alleato per la prevenzione e la cura dei disturbi del comportamento alimentare”.
Fonti / Bibliografia
- Oleoylethanolamide decreases frustration stress-induced binge-like eating in female rats: a novel potential treatment for binge eating disorder | NeuropsychopharmacologyBinge eating disorder (BED) is the most frequent eating disorder, for which current pharmacotherapies show poor response rates and safety concerns, thus highlighting the need for novel treatment options. The lipid-derived messenger oleoylethanolamide (OEA) acts as a satiety signal inhibiting food intake through the involvement of central noradrenergic and oxytocinergic neurons. We investigated the anti-binge effects of OEA in a rat model of binge-like eating, in which, after cycles of intermittent food restrictions/refeeding and palatable food consumptions, female rats show a binge-like intake of palatable food, following a 15-min exposure to their sight and smell (“frustration stress”). Systemically administered OEA dose-dependently (2.5, 5, and 10 mg kg−1) prevented binge-like eating. This behavioral effect was associated with a decreased activation (measured by mapping the expression of c-fos, an early gene widely used as a marker of cellular a...