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La bambina morta a Padova si chiamava Beatrice, aveva 5 anni ed era stata trasportata in ambulanza al Pronto soccorso perché all’improvviso non appariva più in sé, dopo alcuni giorni di febbre alta e di altri sintomi dovuti all’influenza. La situazione è apparsa subito drammatica ai medici del reparto di terapia intensiva pediatrica, che purtroppo non si sbagliavano: quattro giorni dopo, nonostante sia stato fatto tutto il possibile per impedirlo, il cuoricino della bimba ha smesso di battere.
All’indomani della tragedia, accaduta nei primi giorni di gennaio, sono in tanti i genitori che, spaventati dall’accaduto, si stanno domandando perché è successa e se davvero c’è il rischio che un febbrone (uno dei tanti con cui i bambini si trovano a fare i conti in queste settimane) possa essere il segnale di un problema talmente grave da causare la morte.
“Assolutamente no. Lo si può escludere con sicurezza assoluta”, chiarisce il professor Giorgio Perilongo, direttore della Clinica Pediatrica dell’Azienda Ospedale Università di Padova, la struttura dove Beatrice è mancata. “Non c’è alcuna ragione che oggettivamente ci faccia temere che qualcosa di particolarmente preoccupante stia accadendo. Direi dunque alle mamme e ai papà di non entrare in allarme nel caso in cui il bambino manifesti segni compatibili con una normale sindrome influenzale“.
Beatrice non era vaccinata contro l’influenza
In realtà, i media (giornali e tv) hanno affermato che le cause della morte di Beatrice sono da attribuire a quattro virus e non quello dell’influenza o, per lo meno, non solo. Ma come realmente stanno le cose? “Tutto quello che davvero sappiamo con sicurezza è che questa bambina non era stata vaccinata contro l’influenza. Possiamo dunque ipotizzare che forse la vaccinazione avrebbe potuto almeno in parte attenuare l’evoluzione sfavorevole della malattia, a cui purtroppo questa bambina è andata incontro. Sappiamo infatti che il vaccino antinfluenzale non protegge completamente dalla possibilità di sviluppare la malattia, ma riduce il rischio di complicanze gravi. Posso anche aggiungere che probabilmente questa bambina era particolarmente vulnerabile nei confronti del virus influenzale, cioè che il suo organismo era forse meno attrezzato per difendersi”.
L’ipotesi dei quattro virus coinvolti
“Per quanto riguarda l’ipotesi che nella morte di Beatrice siano coinvolti altri virus, è troppo presto per dirlo.” continua il professore. “Di fatto, accertamenti microbiologici, per esempio il tampone faringeo, effettuati su qualsiasi adulto e su qualsiasi bambino, soprattutto in una fase di pandemia influenzale come quella che stiamo vivendo in questi giorni, possono documentare la presenza di vari virus, che però potrebbero essere del tutto innocui. Di conseguenza il fatto che diversi virus siano stati trovati su Beatrice non chiarisce ancora la causa del suo decesso”.
Un’altra ipotesi che circola insistentemente è che Beatrice fosse una bambina fragile, cioè già in cura per una malattia che nulla ha a che vedere con l’influenza.“La bambina era seguita da noi sia perché apparentemente la sua crescita era lievemente accelerata, anche se ancora entro i parametri della normalità, sia in quanto colpita da una sindrome neurologica a sé stante. Non possiamo sapere se esista una correlazione tra queste condizioni e la sua morte, anche perché comunque nel complesso era una bambina sana”.
Una rarissima infezione cerebrale
Nulla dunque ancora si sa per certo, ma in attesa degli esiti dell’autopsia i pediatri cercano una spiegazione plausibile che giustifichi questo decesso. “L’unico dato sicuro che abbiamo per ora, ripeto, è il fatto che la bambina non fosse vaccinata contro l’influenza. Devo inoltre affermare di nuovo che possiamo pensare che su di lei il virus influenzale, anche per questo, abbia avuto effetti devastanti. Più di preciso è possibile che sia stata la risposta del suo organismo all’aggressione del virus a danneggiare i suoi organi vitali. Di fatto la bambina ha sviluppato una gravissima, quanto mai rara forma di infezione cerebrale che ha leso parti vitali del suo cervello e le cui cause, sia nel suo caso sia negli altri (pochissimi) riportati nella letteratura medica, non sono note”. Per il momento, secondo il professor Perilongo, si può pensare che questa evoluzione sfavorevole possa essere riconducibile a una particolare sensibilità individuale nei confronti di alcune infezioni virali, di cui a tutt’oggi non si conosce l’origine, ma che, fortunatamente, pochi presentano.