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Entro qualche anno potrebbe essere commercializzato il primo vaccino contro il raffreddore, un disturbo non pericoloso, ma molto fastidioso, specialmente quando dura a lungo. Purtroppo a oggi non si può fare molto per prevenirlo, se non rispettare le basilari norme igieniche e comportamentali, come proteggersi dagli sbalzi di temperatura. Ma in futuro le cose potrebbero cambiare. Un ricercatore austriaco, dell’Università di Vienna, infatti, ha depositato un brevetto per il primo vaccino contro il raffreddore.
È un’affezione molto comune
Il raffreddore è un disturbo che interessa le vie aeree superiori. È causato da alcuni virus, in genere appartenenti alla famiglia del genere Rhinovirus, che trovano nelle mucose nasali umide e calde un habitat ideale per la loro sopravvivenza. Si manifesta con una serie di sintomi caratteristici, come malessere generale, prurito e pizzicore al naso, starnuti consecutivi, muco.
È scatenato da virus che mutano solo in parte
Questo disturbo è così insidioso perché l’organismo cerca di combatterlo attaccando la parte centrale dei virus responsabili, che cambia da sottotipo a sottotipo ed è particolarmente esposta alle mutazioni. Di conseguenza, le armi messe in campo di volta in volta dal sistema immunitario non riescono a essere completamente efficaci. Il ricercatore viennese ha deciso allora di concentrarsi sul guscio esterno dei virus, che invece non cambia mai ed è uguale nei diversi sottotipi. Si tratta di una sorta di corazza protettiva che si ancora alle mucose di naso, bocca, gola, bronchi e così via, permettendo la replicazione virale. In pratica, lo studioso ha pensato di realizzare un vaccino che induca l’organismo a sviluppare difese specifiche contro la parte esterna dei virus. “Abbiamo preso alcuni frammenti del guscio attaccandoli a una proteina di trasporto. È un principio molto vecchio, ‘riprogrammare’ la risposta immunitaria sull’obiettivo giusto” ha spiegato l’esperto.
I primi risultati fanno ben sperare
Gli esiti iniziali sono promettenti. Tuttavia, è ancora presto per parlare di vaccino. Occorre prima trovare i fondi per fare degli studi clinici su esseri umani. Se tutto andrà bene, si potrà arrivare alla commercializzazione del farmaco vero e proprio fra 6-8 anni.