Più che di vaccinazione, nel caso di allergie, è corretto parlare di iposensibilizzazione, cioè di una graduale riduzione della sensibilità all’allergene. Questo effetto si ottiene attraverso la somministrazione, tramite iniezioni sottocute (cioè sottopelle) o sublinguale (cioè sotto la lingua) di gocce o compresse in dosi via via crescenti della sostanza ritenuta responsabile dell’allergia. Il trattamento deve cominciare in una fase in cui il disturbo allergico non è ancora comparso, per esempio, prima delle stagioni di fioritura, nel caso di allergia ai pollini. Non sempre, però, il vaccino è efficace nell’annullare il disturbo allergico. Serve, piuttosto, ad attenuarne le manifestazioni e, di conseguenza, a ridurre l’utilizzo dei farmaci nella cura della fase acuta. Nei bambini la vaccinazione antiallergica è consigliata, di solito, dopo i 5 anni d’età e, per lo più, solo se i disturbi allergici sono particolarmente intensi e seri. Recenti studi sembrano, però, mettere in luce la maggior efficacia del vaccino se avviato in età precoce.
Il vaccino anti-allergia attenua il disturbo
A cura di “La Redazione”
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La manifestazione allergica è provocata da un'abnorme risposta del sistema immunitario. Ecco perché, per ridurre o annullare i sintomi, è utile il vaccino che determina una sorta di "allenamento" delle difese naturali
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