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Negli ultimi 30 anni negli Stati Uniti le allergie si sono triplicate e con esse anche i casi di shock anafilattico. Lo confermano i dati recentemente diffusi dal “FAIR Health Report”, organizzazione che analizza la trasparenza del costo sanitario. Questo trend, comunque, non interessa solo gli Stati Uniti, ma coinvolge tutto il mondo come un vero e proprio “tsunami”.
Reazioni seriamente avverse
Dal 2009 a oggi, secondo il rapporto in questione, c’è stato un aumento del 377% dei casi di shock anafilattico, ossia di una reazione allergica che può avere anche esiti fatali. Sono inoltre in costante crescita i casi di episodi gravi di allergie improvvise ad alimenti() che in precedenza erano ben tollerati: il rapporto riporta nello specifico casi di allergia improvvisa ai crostacei. In particolare, le stime rilevate sullo shock anafilattico riguardano per il 26% il consumo di noccioline, per il 18% altri tipi di semi e nocciole, e per il 6% i crostacei. Si è anche registrato un 33% di casi in cui l’allergia non è stata identificata. Altre statistiche, come quelle riportate dalla World Allergy Organization, stimano l’incidenza delle allergie in un vasto bacino tra gli 11 e le 25 milioni di persone in Europa.
Le cause di quest’impennata
Le allergie alimentari sconosciute sono cresciute del 71% dal 2009. Secondo Johnatan Hemler, immunologo presso la Vanderbilt University, l’impossibilità di individuare l’alimento scatenante desta molta preoccupazione. Diverse sono le teorie che cercano di spiegare questo fenomeno. Tra le più accreditate vi sono la carenza di vitamina D, il consumo di cibi troppo raffinati e le sempre più frequenti disbiosi intestinali (squilibrio della flora batteria intestinale Sul banco degli imputati anche l’alimentazione occidentale a base di cibi confezionati e con un apporto di grassi piuttosto consistente.