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Buona notizia per tutti i bambini che sono a rischio di shock anafilattico. Secondo uno studio condotto da un’équipe di ricercatori dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, infatti, omalizumab, un farmaco già utilizzato per l’asma allergico, potrebbe essere utile anche per ridurre la probabilità che i bambini con allergie gravi sviluppino questa temibile reazione.
Uno studio durato tre anni
La ricerca, durata quasi tre anni, ha coinvolto 15 bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 18 anni. Tutti soffrivano di asma allergico grave associato a forme complesse di allergia alimentare, con reazione immediata a due o più alimenti, e l’80% di loro aveva già affrontato episodi di anafilassi in passato. Gli autori li hanno sottoposti a un trattamento con omalizumab, molecola impiegata per la cura dell’asma grave allergico persistente perché in grado di prevenire la reazione infiammatoria: infatti, agisce direttamente contro le immunoglobuline E (IgE), gli anticorpi che scatenano le crisi asmatiche. Prima, dopo e durante la cura, gli studiosi hanno effettuato visite ed esami per monitorare lo stato di salute dei piccoli volontari. In particolare, hanno effettuato il test dei livelli di reattività per 23 diversi alimenti (compresi latte, uova, grano, nocciola). Lo scopo era capire se l’utilizzo di questo farmaco potesse ridurre il rischio di shock anafilattico.
Risultati positivi
Dall’analisi dei risultati è emerso che effettivamente omalizumab può essere efficace contro l’anafilassi. Infatti, la soglia di tolleranza agli alimenti si è alzata dopo il trattamento con il farmaco rispetto all’inizio dello studio: da una soglia iniziale di 460 mg di proteine si è arrivati a una soglia di 8.192 mg. Questo ha ridotto significativamente il rischio di shock anafilattico in caso di contatto involontario con i cibi “proibiti”, tanto che nel periodo di osservazione gli episodi di reazioni all’ingestione accidentale di allergeni sono scesi da 47 a 2. Non solo. L’azione protettiva del farmaco ha permesso di reintrodurre in sicurezza nella dieta dei bambini oltre il 70% degli alimenti testati (15 su 23), senza necessità ricorrere all’immunoterapia orale. I restanti cibi sono stati quasi del tutto tollerati. Stando al giudizio di genitori e pazienti, espresso tramite un questionario, la qualità della vita è aumentata mediamente del 40%.
Il parere dell’esperto
“Lo studio ci ha permesso di capire che con l’omalizumab l’allergia alimentare smette di essere pericolosa e che dosi di cibo prima molto rischiose possono essere tollerate, pressoché azzerando il rischio di shock anafilattico” ha spiegato Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù.