Argomenti trattati
Le allergie alle proteine da latte vaccino possono avere conseguenze anche importanti: dai ricorrenti disturbi gastrointestinali con vomito, rigurgito e dolori addominali, a episodi che coinvolgono le vie aeree con tosse insistente, secrezione nasale e difficoltà respiratorie, fino a reazioni cutanee con eczemi, orticarie, angioedemi (gonfiori) e, nei casi più gravi, shock anafilattico.
Presenti nel latte materno e in formula
Spiega il dottor Giuseppe Mele, pediatra e presidente di Paidòss, l’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza: “Le proteine del latte vaccino, contenute anche nel latte artificiale, non sottoposte a processo di idrolizzazione rappresentano una delle cause principali di allergie alimentari nei bambini piccoli con un picco di prevalenza del 2-3% nel primo anno di vita, mentre nei neonati allattati al seno materno il problema insorge a causa del passaggio di queste sostanze dalla dieta materna al latte”.
Eliminarle dalla dieta
Prosegue il dottor Mele: “Se in seguito all’esecuzione di esami specifici per la ricerca delle IgE specifiche (immunoglobuline) o al prick test cutaneo da eseguirsi non prima dei 3 mesi, viene accertata un’allergia alle proteine del latte, occorre eliminare dalla dieta del picoclo queste sostanze e, a seconda dell’età del bambino, della sintomatologia e dell’eventuale presenza di altre allergie alimentari, introdurre una formula sostitutiva estensivamente idrolizzata (Ens), con idrolizzati di caseina o di proteine del siero per risolvere gli episodi di rigurgito ed evitare le intolleranze secondarie”.
Fino all’anno di età
“La dieta di esclusione – conclude Giuseppe Mele – è indicata almeno per i primi 6 mesi e, se necessario, fino all’età di 9-12 mesi. I bambini con reazioni immediate gravi devono seguire la dieta di esclusione anche fino ai 18 mesi di vita prima di riprendere un’alimentazione normale, previa ripetizione del test per le allergie IgE specifiche”.