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Lo studio di revisione condotto da cinque centri internazionali, tra cui l’ospedale pediatrico Bambino Gesù per l’Europa, e pubblicato su The Lancet, mette in discussione la sicurezza della cosiddetta immunoterapia orale per le allergie alimentari. I ricercatori hanno confrontato 12 indagini cliniche sull’immunoterapia orale per l’arachide (per un totale di oltre 1.000 pazienti coinvolti), scoprendo che i bambini sottoposti a desensibilizzazione avevano avuto il triplo di episodi di shock anafilattico (grave reazione allergica) rispetto al gruppo che evitava l’allergene senza trattamenti o a cui era stato somministrato un placebo.
L’immunoterapia orale
È un trattamento utilizzato per rendere meno sensibile l’organismo all’alimento che scatena l’allergia, attraverso la somministrazione ripetuta nel tempo di quantità crescenti dell’allergene, fino ad arrivare a dosi di mantenimento. L’obiettivo è quello di innalzare la soglia di tolleranza, in modo da ridurre il rischio di reazioni gravi in caso di contatto involontario. Secondo Alessandro Fiocchi, responsabile del reparto di Allergologia del Bambino Gesù, lo studio ha evidenziato che l’immunoterapia orale in realtà comporta più rischi che benefici per i bambini con un’allergia alimentare.
Le allergie alimentari nei bambini
Ne soffrono circa 5 bambini su 100, con un picco nei primi 3 anni di vita, e sono scatenate dalle proteine contenute in alcuni cibi che, per un errore del sistema immunitario, vengono riconosciute come minacce, innescando la reazione infiammatoria. I sintomi si sviluppano molto rapidamente: basta l’ingestione, il contatto o la semplice inalazione di minime quantità dell’allergene per scatenare orticaria, edema e gonfiore del volto, prurito e gonfiore delle estremità, rinite, congiuntivite, mancanza di fiato, tosse convulsa. Colpiscono soprattutto i bambini e gli adolescenti e in età pediatrica hanno una prevalenza tra l’1 e il 3%. In circa 3 casi su 100 provocano riduzione della pressione arteriosa e shock anafilattico.