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Parte da Gianni Testino, primario di Alcologia all’ospedale San Martino di Genova e presidente nazionale della Società italiana di alcologia, la raccomandazione, rivolta specialmente ai ragazzi, di bere meno alcol per diminuire il rischio di sviluppare il cancro. Perché ormai non ci sono più dubbi: il legame tra alcol e tumori esiste.
Le nuove ricerche confermano
La tossicità dell’alcol è nota, in particolar modo quella indotta dall’acetaldeide, una sostanza altamente cancerogena e classificata di tipo 1 dall’Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro). A sostegno della sua tesi, Testino riporta due importanti pubblicazioni scientifiche. Il Journal of Clinical of Oncology, l’Associazione americana degli oncologi clinici, riporta che etanolo e acetaldeide, contenuti in qualsiasi bevanda alcolica, favoriscono l’insorgenza di tumori anche attraverso un consumo lieve-moderato in cavità orale, faringe, laringe, esofago e soprattutto mammella femminile.
Alla base un’alterazione del Dna
Un altro studio scientifico realizzato dai ricercatori del MRC Laboratory of Molecular Biology di Cambridge e pubblicato sulla rivista medica Nature, evidenzia che il danno arriva fino alle cellule staminali del sangue. Nel corso del loro esperimento, gli scienziati hanno somministrato etanolo a cavie di laboratorio al fine di osservare i danni genetici permanenti indotti dall’alcol. E proprio l’alterazione genetica a questo livello sarebbe una delle cause di insorgenza dei tumori correlati al consumo di bevande alcoliche, soprattutto il cancro al seno e il tumore all’intestino. L’organismo ha un sistema di riparazione endogeno per rimediare ai danni provocati al Dna, ma in alcuni individui questo può non risultare sempre funzionante: ecco perché si riscontrano diverse reazioni, specie se si inizia a bere da giovani.