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Il tumore in gravidanza è un’eventualità che non dovrebbe mai verificarsi, perché questa malattia può avere un impatto psicologico ancora più difficile che in altri momenti. Eppure succede. E allora, alle comprensibili paure per il tumore in sé, si aggiunge il timore che, per curarsi, si faccia del male al bambino nel pancione.
Cellule in rapida proliferazione
In particolare, la chemioterapia può comportare un rischio per il feto in formazione, perché questo trattamento attacca le cellule in rapida proliferazione, come quelle del tumore. Anche le cellule del bambino, però, si moltiplicano e si differenziano a ritmo sostenuto, soprattutto nei primi mesi.
Per questa ragione il mondo scientifico è concorde che una donna con tumore in gravidanza non possa essere sottoposta a chemioterapia nelle prime settimane dal concepimento, per l’elevato rischio che il bambino possa incorrere in malformazioni.
Lo studio chiarificatore
Soprattutto non si conosceva il momento dopo il quale si sarebbe potuto sottoporre la gestante alla chemio in gravidanza, senza comportare rischi per il nascituro. Il tema, tanto delicato quanto importante, è stato affrontato nello studio “Association of Chemotherapy Timing in Pregnancy With Congenital Malformation” pubblicato su JAMA Network Open, che ha approfondito i legami tra gli effetti della chemioterapia in gravidanza e le malformazioni fetali.
Il rischio di malformazioni
I ricercatori hanno condotto indagini approfondite su 755 donne in gravidanza presenti nel database dell’International Network on Cancer, Infertility and Pregnancy. Le donne avevano un’età media di 33 anni ed erano state sottoposte a chemioterapia in differenti momenti della gestazione. È emerso che le donne che erano state sottoposte a chemioterapia nel corso del primo trimestre di gravidanza, avevano avuto problemi di malformazioni fetali più elevati rispetto al resto della popolazione generale: il 21,7 per cento conto il 3,6 per cento. Il tumore in gravidanza trattato con chemio nel corso del secondo e terzo trimestre, invece, è risultato legato a presenza di malformazioni nel 3 per cento dei casi, quindi con un’incidenza paragonabile a quella che si verifica nelle gravidanze senza tumore. Gli esperti concludono che la chemioterapia può essere iniziata dopo le 12 settimane e che non ci sono ragioni per rimandarla dopo la 14a settimana di gravidanza.
Le cure da iniziare subito
Per curare il tumore in gravidanza, tuttavia, è possibile sottoporsi fin da subito ad altri trattamenti. Per esempio, se il tumore è in una fase iniziale si può operare, anche nel primo trimestre, ma solo se è localizzato al seno e non in zone coinvolte con la gravidanza.
Per i farmaci ormonali, invece, è necessario aspettare fino a una certa età gestazionale, perché questi medicinali possono essere dannosi per il feto in via di sviluppo. È sempre comunque essenziale affrontare la cura con un approccio multidisciplinare: oncologo, ginecologo, psicologo e tutte le figure professionali che possono aiutare la donna in questo delicato momento.
Fonti / Bibliografia
- https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_159_ulterioriallegati_ulterioreallegato_2_alleg.pdf
- Association of Chemotherapy Timing in Pregnancy With Congenital Malformation | Oncology | JAMA Network Open | JAMA NetworkThis cohort study assesses the association of gestational age at initiation of chemotherapy among pregnant women with cancer with congenital malformation
- Cancer in pregnancy | International Network on Cancer, Infertility and Pregnancy