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Il Coronavirus non smette di sorprendere e purtroppo sempre in senso negativo. Qualche mese fa, gli esperti avevano escluso che si potesse verificare la trasmissione del Coronavirus in gravidanza, sulla base di alcune ricerche condotte in Cina e dalle prime osservazioni su alcune gestanti nel nostro paese. Di recente, invece, un gruppo di esperti italiani ha scoperto che il virus può passare dalla mamma al bambino durante la gestazione. Si tratta di un evento raro e, quando si verifica, solitamente non ha serie conseguenze. Gli studi in merito stanno proseguendo, ma è comunque importante che la donna in attesa osservi le misure protettive per evitare di contrarre il virus.
La trasmissione verticale esiste
Già alcuni bambini, nati da donne positive al Covid-19, erano a loro volta risultati positivi al virus, ma non era stato possibile stabilire se l’agente virale era stato contratto durante la nascita o nei momenti immediatamente successivi al parto. Un gruppo di ricerca italiano, costituito da scienziati dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con i reparti di Ostetricia dell’Ospedale Sacco, l’Ospedale San Gerardo di Monza e il Policlinico San Matteo di Pavia, è giunto a conclusioni più approfondite. Gli esperti hanno infatti esaminato 31 donne in attesa, che avevano partorito tra marzo e aprile. Erano risultati positivi due neonati e in uno di questi due casi gli scienziati hanno individuato il virus nel sangue del cordone e nella placenta, segno che la trasmissione era stata verticale, ossia quando il feto era ancora in utero.
Anticorpi presenti già in utero
Il piccolo per il quale si era verificata la probabile trasmissione del Coronavirus in gravidanza era un neonato prematuro, nato da una donna che aveva sviluppato una forma seria di Covid-19. Il bimbo è rimasto positivo per 7-10 giorni, senza però conseguenze. Anche nel caso dell’altro neonato positivo gli esperti hanno trovato forti prove di un contagio in utero. Il bebè era figlio di una donna positiva ma con pochi sintomi, era debolmente positivo alla nascita e presentava già tracce del genoma del virus, ma soprattutto anticorpi diretti contro il Coronavirus stesso. Questo è il segno che bimbo era stato contagiato quando era ancora nell’utero, probabilmente due settimane prima dalla nascita.
Altre prove scientifiche
Le conclusioni degli esperti italiani trovano riscontro in altri studi che dimostrerebbero la trasmissione del Coronavirus in gravidanza. A Parigi un gruppo di ricercatori ha pubblicato uno studio su Nature Communication descrivendo il caso di una giovane donna che ha contratto il Covid-19 nel terzo trimestre: dai campioni di sangue del bambino si è scoperto che erano già presenti anticorpi e il piccolo aveva accusato disturbi neurologici, dai quali poi si è ripreso. Una ricerca americana, condotta in Texas e uscita sul Pediatric Infectious Disease Journal su una bimba nata prematura da una donna con diabete, ha dimostrato il contagio in utero. Infatti sui campioni della placenta erano presenti segni di infiammazione, a prova che il virus era passato alla neonata dalla madre durante la vita intrauterina. I diversi studi giungono alla conclusione che il periodo più a rischio per la trasmissione del Coronavirus in gravidanza è il terzo trimestre, quando il bambino è già ben formato e non sembrano esserci serie conseguenze.
Fonti / Bibliografia
- Coronavirus e gravidanza. Iss avvia uno studio prospettico | Aogoi
- Transplacental transmission of SARS-CoV-2 infection | Nature CommunicationsSARS-CoV-2 outbreak is the first pandemic of the century. SARS-CoV-2 infection is transmitted through droplets; other transmission routes are hypothesized but not confirmed. So far, it is unclear whether and how SARS-CoV-2 can be transmitted from the mother to the fetus. We demonstrate the transplacental transmission of SARS-CoV-2 in a neonate born to a mother infected in the last trimester and presenting with neurological compromise. The transmission is confirmed by comprehensive virological and pathological investigations. In detail, SARS-CoV-2 causes: (1) maternal viremia, (2) placental infection demonstrated by immunohistochemistry and very high viral load; placental inflammation, as shown by histological examination and immunohistochemistry, and (3) neonatal viremia following placental infection. The neonate is studied clinically, through imaging, and followed up. The neonate presented with neurological manifestations, similar to those described in adult patients. Congeni...