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Se si ha intenzione di avere un figlio, è indispensabile sottoporsi al test dell’ Hiv, soprattutto se non si conosce il proprio stato sierologico. La diagnosi precoce è fondamentale per prevenire complicazioni alla mamma e al bambino. Nel caso in cui si scopra di avere contratto il virus, infatti, si possono approntare gli interventi necessari per ridurre il rischio di trasmissione al piccolo, oltre che al partner. Questo però molto spesso non avviene, come denuncia la Lega italiana per la lotta contro L’aids (Lila).
Previsto un doppio test
“È gravissimo che nel 2016 in Italia una donna in gravidanza non sia sottoposta al test Hiv e che questo possa comportare la trasmissione del virus al figlio. Questo significa che le Linee guida sulla gravidanza sono state disattese”. È la denuncia del presidente della Lega italiana per la lotta contro l’Aids (Lila) Massimo Oldrini. “Le linee guida sulla gravidanza parlano chiaro – prosegue Oldrini -: a tutte le donne in gravidanza bisogna fare due test Hiv, uno nel primo trimestre e uno nell’ultimo trimestre della gestazione. Questi test permettono di escludere l’infezione da Hiv nella madre oppure di assicurarle le terapie che impediscono la trasmissione del virus al bambino”.
Gli ultimi dati disponibili
Secondo i dati del bollettino del sistema di sorveglianza Hiv/Aids dell’Istituto superiore di sanità, i casi di Hiv pediatrico a causa della trasmissione materno infantile sono addirittura in aumento: nove casi registrati nel 2013-14 rispetto ai quattro del 2007-08. “Questo dato purtroppo conferma che nel nostro Paese non c’è sufficiente attenzione nei confronti dell’Hiv – conclude Oldrini -. Chiediamo alla ministra Beatrice Lorenzin, che si è tanto spesa sul tema della maternità, che garantisca il rispetto delle linee guida sulla gravidanza per quanto riguarda il test Hiv”.