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I comportamenti e le abitudini che la futura mamma assume durante i nove mesi di gravidanza influenzano moltissimo lo sviluppo del bambino, anche dopo la nascita. A dirlo è un numero crescente di studi. Secondo l’ultimo, condotto da un team di ricercatori statunitensi, se durante la donna è sottoposta a stress in gravidanza, soprattutto nel secondo trimestre, bebè nei primi mesi di vita sarà meno resiliente e sorridente.
Misurato lo stress di 151 future mamme
La ricerca che ha messo in correlazione lo stress in gravidanza e la resilienza (ossia la capacità di far fronte in maniera positiva ai traumi) dei bambini è stato condotto dall’Università della California di San Francisco e pubblicato sulla rivista scientifica Development and Psychopathology. Ha riguardato complessivamente 151 donne, tutte appartenenti a una classe sociale medio-bassa, con reddito scarso e contesto poco favorevole e tutte fra le 12 e le 24 settimane di gravidanza. Gli autori le hanno seguite fino al parto e nei mesi successivi, sottoponendole a diversi test, questionari ed esami per misurare il loro livello di stress. Inoltre, una volta nati i bambini, hanno osservato anche lo sviluppo dei piccoli per sei mesi, ricorrendo a valutazioni e indagini specifiche.
Ricadute sui neonati
Dall’analisi dei risultati è emerso la resilienza non sembra una qualità tipica dei figli delle donne sottoposte a stress in gravidanza, in particolare durante il secondo trimestre, a causa per esempio di problemi relazionali, difficoltà legali, malattie e traslochi. Gli autori hanno visto, infatti, che questi bimbi avevano un basso livello di “dinamismo” di temperamento, ossia una bassa capacità e volontà di entrare in contatto e di farsi coinvolgere dal mondo esterno, oltre che di sorridere e ridere. Non solo. I bimbi delle madri più stressate apparivano più spenti e presentavano difficoltà nel recuperare rapidamente essi stessi dallo stress.