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Nasce il micropacemaker per curare i difetti cardiaci del feto in gravidanza. Un gruppo di ricercatori americani del Children Hospital di Los Angeles e della University of Southern California ha messo a punto un dispositivo impiantabile di dimensioni adatte ai feti, nel caso di blocco cardiaco congenito.
Un problema difficile da trattare
Si tratta di un difetto del sistema elettrico del cuore che attualmente negli Stati Uniti interessa circa 500 feti: rallenta notevolmente lo sviluppo del cuore e ha un impatto importante sulla capacità di pompare il sangue. Può essere diagnosticato in utero, ma finora non era possibile trattarlo, perché i pacemaker erano progettati per gli adulti: una piccola parte era impiantata nel feto, mentre il resto restava esteriorizzato, con il rischio che i movimenti fetali slegassero gli elettrodi dal cuore.
In che cosa consiste la novità
Ora nasce il micropacemaker per curare i difetti cardiaci del feto in gravidanza: ha dimensioni ridotte che consentono un impianto interamente all’interno dell’utero, potenzialmente senza danni per il feto o la madre. Gli autori della scoperta hanno già eseguito i test di accertamento richiesti e la Food & Drug Administration, l’ente americano che regolamenta farmaci e dispositivi medici, l’ha già autorizzato per uso umano. Si attende ora la prima applicazione. È stato elaborato anche un test in grado di stabilire con precisione la predisposizione della mamma a portare in grembo un bimbo con questo difetto cardiaco. Si tratta di un semplice esame del sangue che verifica la presenza di anticorpi RO52, che non producono sintomi nella donna ma possono provocare danni al cuore del feto.
Chi rischia di più
Secondo questa teoria, se la madre è affetta da malattie autoimmuni (come quella di Sjögren e il lupus eritematoso), in cui l’organismo non riconosce alcune cellule dei propri tessuti e, scambiandole per “nemiche”, le attacca, può trasmettere al nascituro durante la gravidanza questa anomalia del sistema immunitario, compreso l’anticorpo responsabile dell’arresto cardiaco e di altre cardiopatie congenite. Se il test è positivo, si inizia immediatamente la cura con un farmaco a base di corticosteroidi che non ha effetti collaterali per la madre o il feto. Si assume fra la 18a e la 24a settimana di gestazione, a dosaggi variabili a seconda della situazione.