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La rosolia è una malattia infettiva che tipicamente interessa i bambini tra i 6 e i 12 anni. Nella maggior parte dei casi ha un decorso tranquillo e sereno. Tuttavia, se contratta in gravidanza e trasmessa al feto, può essere rischiosa e mettere in pericolo il bambino, specialmente nelle prime settimane.
Per questo, si consiglia alle donne che hanno intenzione di avere un figlio (e in generale a tutte le giovani donne che in futuro potrebbero volere bimbi) di controllare se sono immuni alla rosolia e, nel caso in cui non lo siano, di sottoporsi alla vaccinazione preventiva. Rossella Nappi, professoressa di ostetricia e ginecologia all’Università degli Studi di Pavia e presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), ci spiega come affrontare in modo corretto la malattia.
Che cos’è la rosolia?
La rosolia è una malattia infettiva, che appartiene al gruppo delle malattie esantematiche infantili: un insieme di patologie che insorgono quasi sempre durante la prima infanzia e sono caratterizzate per lo più da manifestazioni cutanee e rialzi febbrili. È causata da un virus del genere Rubivirus, che si trasmette principalmente per via aerea, attraverso le goccioline di saliva emesse da una persona infetta quando parla o starnutisce, o tramite il contatto diretto con le sue secrezioni nasofaringee.
La malattia ha un’incubazione di due-tre settimane. Il periodo di massima contagiosità va da una settimana prima della comparsa dell’esantema cutaneo fino a cinque-sei giorni dopo. “Esiste anche un’altra possibilità di contagio ed è quella dalla donna incinta al feto durante la gravidanza. In Italia, la rosolia non è più endemica grazie al successo delle campagne vaccinali, ma è comunque importante non abbassare la guardia” spiega l’esperta.
Una volta contratta, la rosolia dà un’immunizzazione teoricamente definitiva che riduce drasticamente il rischio di contagi futuri. Se, quindi, la donna ha sofferto di rosolia in passato, non dovrebbe preoccuparsi. Per scoprire se è protetta o meno, può sottoporsi al rubeo test, una semplice analisi del sangue che ricerca la presenza degli anticorpi contro il virus della rosolia ed è in grado di stabilire se è immune, oppure no. Si tratta di un esame consigliato a tutte le donne che hanno in programma di avere un bambino.
Cosa succede se si prende la rosolia in gravidanza
Nella maggior parte dei casi, la rosolia non causa conseguenze importanti, ma se colpisce una donna in gravidanza può diventare molto pericolosa. Infatti, se viene trasmessa al feto, può aumentare il rischio di:
- aborti spontanei,
- morte intrauterina,
- malattie importanti, per lo più a carico del sistema nervoso centrale, ma anche patologie cardiache, cecità, sordità e malformazioni di vario tipo.
“Il pericolo è maggiore nelle prime settimane della gestazione, quando il rischio di trasmissione della malattia dalla mamma al feto è di circa il 90% e quello che il feto sviluppi delle conseguenze severe è almeno del 50%” afferma la professoressa Nappi. Più passa il tempo, più i pericoli di danno fetale diminuiscono, ma non vanno mai sottovalutati.
Sintomi rosolia
Sebbene si tratti di una malattia esantematica, non sempre la rosolia si manifesta con la comparsa di eruzioni cutanee. Anzi, nel 20-50% delle persone colpite non si manifesta affatto, causando sintomi talmente lievi da passare inosservata. Altre volte, invece, provoca una serie di disturbi, che possono comparire da soli o in associazione fra loro e che di solito durano pochi giorni, come:
- mal di testa;
- rialzo febbrile, in genere non particolarmente elevato;
- difficoltà respiratorie;
- arrossamento e lacrimazione degli occhi;
- ingrossamento dei linfonodi alla base della nuca, sul retro del collo e dietro le orecchie;
- comparsa di piccole macchie rosa, prima dietro le orecchie, poi sulla fronte e su tutto il corpo, che durano due – tre giorni;
- dolori articolari;
- malessere generale.
Cosa fare in gravidanza
Se si contrae la rosolia in gravidanza, per tenere sotto controllo i sintomi, il ginecologo potrebbe consigliare antidolorifici compatibili con la gestazione. In genere, comunque, le manifestazioni si risolvono nel giro di una settimana. “Inoltre, lo specialista prescrive degli accertamenti, come un esame ecografico dettagliato e un’amniocentesi, per cercare di valutare meglio la situazione” chiarisce Rossella Nappi.
Vaccino
Contro la rosolia esiste un vaccino efficace, che in genere viene somministrato insieme a quello per il morbillo, la parotite ed eventualmente la varicella e che è altamente raccomandato a tutti i nuovi nati e alle donne che non lo hanno ricevuto da piccole e non sono immuni alla malattia. Il ciclo vaccinale è costituito da due dosi e la seconda va somministrata a distanza di almeno quattro settimane dalla prima. Dopo la vaccinazione anti-rosolia occorre aspettare almeno un mese prima di cercare una gravidanza e potrebbe essere utile ricontrollare il tasso di immunità.
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