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Fino a non molto tempo fa, affermare che concepimento e gravidanza con leucemia mieloide cronica potessero costituire un miraggio, era pressoché la norma. Invece, oggi la scienza e la medicina possono portarci a sostenere che la vita può proseguire su binari “normali”, nonostante questa grave malattia. E può farlo comprendendo anche le scelte di vita più importanti quali, per esempio, la decisione di avere un figlio.
La scoperta di uno studio italiano
La possibilità di far coesistere concepimento e gravidanza con leucemia mieloide cronica nasce da un importante studio italiano. Questo fondamentale e, a suo modo, rivoluzionario studio, si è svolto su un campione di 63 pazienti giovani, malate di leucemia mieloide cronica e diventate madri. Come espone Paola Fazi, coordinatrice del Centro dati del Gimema (Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto) e promotrice di questo importante studio, è oggi fondamentale poter rispondere alle domande e al legittimo desiderio di diventare genitori da parte di coloro che soffrono di leucemia.
Terapie: sì o no?
I dubbi più comuni sono solitamente legati alla possibilità o alla necessità di sospendere la terapia prima di diventare madri e per quanto tempo farlo. E, oltre a ciò, sulla probabilità di concepimento e gravidanza con leucemia mieloide cronica, è sempre viva la paura di possibili conseguenze sulla salute di mamma e nascituro. Per ora, in merito a questo ventaglio di domande, non vi sono linee guida che possano valere per tutti, ma è da considerare il dato oggettivo che la leucemia sia oggi una malattia con aumentate possibilità di guarigione e che le cure stiano diventando sempre meno invasive e sempre più efficaci e mirate.
Una malattia cronica
La leucemia mieloide cronica è una patologia che colpisce circa un migliaio di adulti ogni anno e, purtroppo, il numero dei malati sta seguendo una curva di crescita. Ma la buona notizia è che anche la sopravvivenza è in costante aumento e la parola guarigione non è più un miraggio ma potrebbe diventare realtà per un numero sempre maggiore di malati.
I farmaci innovativi
La leucemia mieloide cronica può essere tenuta “a bada” grazie a farmaci innovativi, inibitori delle tirosin-chinasi. Come spiega Elisabetta Abruzzese, ematologa dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma e autrice principale di questo studio, questi farmaci si assumono per bocca e hanno meno effetti collaterali rispetto alle vecchie terapie farmacologiche, proprio per questo chi oggi è affetto da questa patologia può continuare a condurre una vita pressoché normale. Ovviamente ogni anno il paziente è sottoposto a specifici controlli e, se dopo molti anni, la malattia non si ripresenta, viene presa in considerazione la possibilità di poter sospendere le cure. In merito a ciò, però, non vi sono ancora studi che possano garantire la sicurezza di tale eventuale decisione. Ovvero, sono sotto osservazione casi di pazienti che hanno interrotto le terapie, in merito a eventuale ripresentazioni della patologia e alle possibili vie da percorrere per garantire comunque la sopravvivenza. Intanto, parallelamente, è stata considerata la possibilità di di una gravidanza sana, per chi è trattato con il farmaci inibitori delle tirosin-chinasi.
Studio sulle gravidanze
Per analizzare al meglio la situazione e poter donare nuove speranze ai pazienti desiderosi di diventare genitori, nel 2013 è iniziato, con il sostegno dall’Ail (Associazione italiana leucemie linfomi e mieloma), uno studio osservazionale sul concepimento e sulla gravidanza nei pazienti con leucemia mieloide cronica, coloro che appunto sono stati sottoposti a trattamento con inibitori delle tirosin-chinasi. I dati raccolti e studiati coinvolgono 63 pazienti, maschi e femmine, tutti in condizione di remissione completa di malattia (che non si è ripresentata negli anni). Molte le gravidanze accertate sia spontanee sia medicalemente assistite. Quasi tutte le gravidanze (tranne 6 aborti verificatisi nei primi 3 mesi di gestazione) sono state portate a termine senza particolari problematiche legate alla precedente assunzione di farmaci fino ad allora ritenuti incompatibili con concepimento e gravidanza.