Argomenti trattati
Il cerchiaggio cervicale è un intervento chirurgico a cui la futura mamma viene sottoposta per rafforzare la tenuta dell’utero. L’utero infatti deve restare ben chiuso fino al momento del parto per evitare una nascita prematura. Per diverse ragioni – come spiega la dottoressa Alessandra Valerio, medico chirurgo specialista in Ginecologia e Ostetricia presso il Poliambulatorio AestheMedica di Ferrara – durante l’attesa la donna può andare incontro a un’insufficienza (detta anche incompetenza) cervicale.
Questo comporta una dilatazione del collo uterino che, pur non dando sintomi significativi, può portare all’espulsione del feto durante il secondo o terzo trimestre di gravidanza. Il cerchiaggio serve proprio a prevenire o ad evitare questa evenienza e viene fatto anche nel caso in cui una precedente gravidanza non abbia dato esito positivo proprio a seguito di una dilatazione precoce. L’intervento è rapido, ma non esente da rischi: il ricorso al cerchiaggio va quindi valutato con attenzione dal medico.
Cerchiaggio cervicale cos’è
Come spiega la dottoressa Valerio, il cerchiaggio cervicale viene eseguito per trattare o prevenire una patologia specifica della gravidanza, cioè l’insufficienza (o incompetenza) cervicale. Serve quindi a rinforzare la tenuta del collo dell’utero (la parte che collega la cavità uterina, in cui cresce il feto, alla vagina) nel caso la dilatazione abbia inizio prima del termine della gravidanza (ovvero prima della 38a settimana): per non correre il rischio di aborto o di parto fortemente prematuro, infatti, è necessario che la sua chiusura risulti ben salda fino a questa scadenza.
Cosa è l’insufficienza cervicale e come si riconosce
L’insufficienza cervicale comporta una dilatazione del collo uterino che in genere non dà sintomi ma che porta all’espulsione del feto durante il secondo trimestre (aborto tardivo) o terzo trimestre di gravidanza (parto prematuro). Per definizione, infatti, l’insufficienza cervicale è l’incapacità della cervice di contenere la gravidanza nel secondo trimestre, in assenza di contrazioni, travaglio o entrambi. In sostanza il collo dell’utero risulta troppo debole per “reggere” il peso del contenuto del pancione (feto, placenta, liquido amniotico e altri annessi fetali) e inizia a dilatarsi dopo la fine del primo trimestre.
All’origine di questo disturbo possono esserci diversi fattori tra cui:
- un’anomalia congenita (ovvero presente sin dalla nascita) del canale cervicale
- un problema causato da un pregresso intervento (quale un raschiamento o un parto che abbia danneggiato le pareti interne dell’utero)
- una pressione eccessiva sul collo dell’utero dovuta a un carico intenso come succede ad esempio in caso di parto gemellare
Un sospetto di “incontinenza” può evidenziarsi in presenza di alcune condizioni che il ginecologo ha modo di verificare in occasione di ogni visita di controllo:
- l’eccessivo e/o precoce accorciamento e ammorbidimento del canale cervicale
- un raccorciamento cervicale (<25mm) e a volte una protrusione delle membrane nel canale cervicale, che si possono osservare ecograficamente
- la presenza di contrazioni anche leggere che possono essere simili ai crampi mestruali
- la comparsa di perdite vaginali rosate.
A questi sintomi si possono aggiungere, come spiega la ginecologa, lombalgia e una fastidiosa sensazione di pesantezza, anche se in molti casi l’insufficienza cervicale può essere completamente asintomatica o presentare sintomi aspecifici di lieve entità.
Nel caso in cui si rilevi un’incontinenza cervicale il ginecologo prescrive alla donna farmaci per ridurre l’attività contrattiva dell’utero (come la vasosuprina) e la invita al riposo totale. Solo se questi rimedi si rivelano inefficaci ed è stata superata la 13esima settimana di gravidanza, il medico può decidere di ricorrere al cerchiaggio, un’eventualità che risulta molto probabile nel caso di un precedente aborto per incontinenza cervicale.
Quando serve il cerchiaggio
Il cerchiaggio, come spiega la ginecologa, può essere posizionato a 12-14 settimane di gestazione in funzione preventiva, cioè quando la donna ha già avuto 3 o più parti pretermine o aborti tardivi. Può essere applicato in emergenza quando una donna arriva in ospedale con una dilatazione cervicale che supera i 4 centimetri. Se non è presente un’attività contrattile, ma il ginecologo registra comunque la necessità di un cerchiaggio, questo viene in genere posizionato tra le 16 e le 24 settimane di gestazione.
Come si esegue l’operazione
Il cerchiaggio viene effettuato dal ginecologo in ospedale nel corso di un intervento della durata di circa 15 minuti in genere in anestesia spinale:
- un nastro in materiale sintetico della larghezza di circa 5 millimetri viene “infilato” in diversi punti attraverso il bordo del canale cervicale secondo una tecnica definita “a borsa di tabacco” (un tipo di sutura in cui si esegue una cucitura intorno al bordo di un’apertura circolare che viene chiusa tirando e annodando il filo)
- il nastro viene poi stretto e annodato per chiudere il collo dell’utero e impedire che ne venga riavviata la dilatazione.
La dottoressa Valente spiega che il cerchiaggio può essere eseguito per via transvaginale e per via transaddominale con accesso laparotomico o laparoscopico. Il cerchiaggio addominale è riservato a situazioni molto specifiche: può essere inserito prima della gravidanza o a gravidanza appena iniziata e viene utilizzato nel caso in cui un cerchiaggio nella gravidanza precedente non abbia avuto buon esito o in caso la donna abbia subito una pregressa ed estesa chirurgia cervicale. Il cerchiaggio per via addominale è tuttavia gravato da un maggior rischio di complicanze materne.
Quando viene rimosso il cerchiaggio
Dopo l’inserimento del cerchiaggio la mamma può condurre una vita normale avendo cura di seguire qualche precauzione: in particolare sono da evitare gli sforzi eccessivi (quali, per esempio, il sollevamento di oggetti pesanti), l’utilizzo della bicicletta e le attività fisiche che implichino il rischio di urti al pancione. Nel caso il ginecologo lo ritenga necessario, può prescrivere il riposo alla donna anche dopo l’intervento, fino al parto.
Alla fine della 35esima settimana di attesa, quando cioè lo sviluppo del feto risulta completo, il cerchiaggio viene rimosso per consentire al canale cervicale di riprendere i naturali processi di accorciamento e dilatazione necessari per predisporlo all’espulsione del piccolo: questa rimozione viene eseguita senza anestesia e non provoca particolari fastidi o dolore alla gestante.
Quali sono i rischi
Come specifica la ginecologa Valerio, il trattamento non garantisce l’esito della gravidanza e può essere esso stesso fonte di rischi e di complicanze sia per la mamma che per il feto. Durante la procedura chirurgica c’è infatti un aumentato rischio di rottura delle membrane, infezione amniotica, emorragia materna e lacerazione della cervice.
La probabilità di parto pretermine prima della 34esima settimana dopo il cerchiaggio è stimata circa attorno 50%. Si comprende quindi come la metodica non sia esente da rischi e non possa garantire il successo della gravidanza. Ma del resto, continua la ginecologa, sul piatto della bilancia dall’altra parte c’è il rischio della perdita della gravidanza (evento che quando si ripete tende a presentarsi sempre con maggior anticipo) o di un parto estremamente prematuro.
A determinare come sia meglio procedere è, come sempre, un’attenta valutazione del ginecologo da effettuare insieme alla futura mamma.