Placenta: cos’è, quando si forma e a cosa serve

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa, con la consulenza di Elisabetta Colonese - Dottoressa specialista in Ginecologia Pubblicato il 18/09/2024 Aggiornato il 07/11/2024

Questo organo affascinante e misterioso, destinato a scomparire dopo il parto, è basilare per nutrire, proteggere e sostenere la crescita del bambino durante i nove mesi. Ce ne parla la ginecologa Elisabetta Colonese.

Placenta

Lo sviluppo del feto durante i nove mesi di gestazione in utero è supportato e alimentato da strutture fondamentali che sono la placenta, il cordone ombelicale e il sacco amniotico. Ognuno gode di una funzione specifica che nel caso della placenta coincide con il nutrire, proteggere e sostenere la crescita fetale.

La placenta, nome che deriva dal latino e significa “focaccia” proprio per la sua forma di un pane schiacciato e rotondo, è l’organo fondamentale che funge da collegamento perfetto tra la madre e il bambino così da permetterne la sopravvivenza e la crescita. Dopo il parto perde la sua funzione e viene quindi espulsa. Ce ne parla la dottoressa Elisabetta Colonese, ginecologa, esperta in terapia di infertilità di coppia a Milano.

Cos’è la placenta e che funzioni ha

Come spiega la ginecologa Colonese, la placenta è un organo deciduo, cioè temporaneo, che si forma in utero durante la gravidanza. Come succede per qualsiasi altro mammifero, anche nell’essere umano questo organo complesso ha lo scopo ben preciso di fungere da collegamento perfetto tra la madre e il bambino durante la gravidanza.

Un collegamento indispensabile per la sopravvivenza e la crescita del feto fino al momento del parto. La placenta collega, infatti, il sistema circolatorio del nascituro con quello della mamma, funge da “barriera” di separazione tra l’ambiente amniotico del feto e l’ambiente della cavità uterina e lavora al posto degli organi fetali che non sono ancora pronti a farlo.

La dottoressa Colonese ci spiega le sue funzioni basilari:

  • produce ormoni: sin dai primi stadi del suo sviluppo, la placenta è un organo molto attivo che produce ormoni indispensabili alla salute della mamma e del piccolo. Tra questi ci sono la gonadotropina corionica umana (hCG), l’ormone che garantisce un ambiente idoneo allo sviluppo del feto. La gonadotropina corionica mmana viene secreta subito dopo l’impianto in utero ed è la sua presenza nelle urine a determinare il risultato positivo del test di gravidanza. La placenta produce anche l’ormone lattogeno placentare (HPL) che svolge le funzioni dell’insulina per garantire il passaggio di zuccheri dalla mamma al bambino, soprattutto durante le ore notturne. La placenta della mamma in collaborazione con il feto del bambino produce infine l’estetrolo, un estrogeno esclusivo della gravidanza che svolge una funzione protettiva sul seno, anche ben oltre i nove mesi, oltre a migliorare la nutrizione del feto e proteggerlo dal punto di vista immunitario.
  • fornisce ossigeno e nutrimento: attraverso il cordone ombelicale trasferisce al feto aminoacidi, vitamine, sali minerali, acidi grassi essenziali, zuccheri per la costruzione di organi e tessuti. Il sangue materno, ricco di ossigeno, arriva nella placenta e passando dal cordone ombelicale giunge nella parete addominale del bebè andando poi ad irrorarne tutti i distretti corporei. A ogni ‘stazione’ cede ossigeno e nutrienti, poi torna indietro, rientra nel cordone ombelicale e lascia le sostanze di scarto alla placenta, che a sua volta le cede all’organismo materno
  • depura e regola i liquidi corporei fetali rimuovendo i prodotti di scarto derivanti dal metabolismo fetale.
  • svolge una funzione protettiva: la placenta protegge il feto agendo come un vero e proprio organo immunitario così da impedire ad esempio il passaggio di molti patogeni. Questo ad esclusione dei virus della rosolia e dei protozoi della toxoplasmosi: ecco spiegata la ragione per cui entrambe le malattie possono essere pericolose per il feto.
  • previene il rigetto della gravidanza da parte del corpo materno. Il feto porta metà del patrimonio genetico del papà: da un punto di vista immunitario è quindi un “estraneo” per la mamma che lo accetta nel suo corpo però proprio grazie alla placenta che crea uno stato di temporanea immunotolleranza che dura fino al parto.
  • agisce come barriera: la placenta impedisce il passaggio di molte sostanze dannose, sempre a difesa del feto. Anche in questo caso fanno eccezione sostanze come la nicotina e l’alcool che riescono a passare attraverso la placenta danneggiando il feto. Ecco perché bere e fumare in gravidanza sono due comportamenti da evitare.
  • programma lo sviluppo: la placenta è in grado di regolare i giusti tempi in cui gli organi del piccolo si devono sviluppare. La durata stessa della gravidanza in nove mesi lunari è regolata dalla placenta che ha anche il compito di produrre la melatonina, essenziale per regolare molti processi biologici essenziali per la salute della mamma e del bambino.

Quando si forma

La placenta è un organo che si forma già a pochi giorni dalla fecondazione, quando la cellula fecondata, ovvero lo zigote, si divide in altre cellule chiamate blastomeri che a loro volta continuano a dividersi in ulteriori cellule fino a raggiungere l’utero. Questo accade in pochi giorni dalla fusione di un ovulo con uno spermatozoo: prima di raggiungere l’utero, una parte delle cellule viene destinata a diventare placenta e un’altra parte embrione.

In attesa della formazione della placenta, l’embrione fluttua in una specie di bolla, chiamata sacco amniotico, pieno di liquido, ricoperto da una pellicola protettiva, detta corion, il cui strato esterno diventerà la placenta.

Ma la placenta è maschio o femmina? E’ una domanda alla quale gli esperti hanno cercato di rispondere e analizzando le cellule placentari sono arrivati alla conclusione che può essere sia uno che l’altro in base al sesso del nascituro. La scoperta più interessante sta nel fatto che una placenta femmina è diversa da una maschio.

Se la prima, infatti, è molto più robusta e resistente a infezioni e problemi di salute, anche a carico della mamma, e sa risparmiare energia per usarla al bisogno, la placenta maschile ha maggior capacità di estrarre sostanze nutritive dal sangue materno e questo potrebbe essere la ragione per cui i maschietti hanno in genere alla nascita un peso maggiore rispetto alle femmine.

Anomalie della placenta

Ci sono casi in cui la placenta non riesce a svolgere al meglio il suo compito a causa di alcune anomalie. Si parla di insufficienza placentare primitiva quando non arriva un adeguato apporto di ossigeno e nutrienti al feto, cosa che ostacola lo sviluppo del nascituro. Talora questo deficit può causare preeclampsia, l’ipertensione materna indotta dalla gravidanza.

Per continuare a scambiare la giusta quantità di sangue con il feto, la donna si trova infatti costretta ad aumentare la pressione con cui pompa il sangue al bambino; a sua volta nella placenta si creano trombi e infarti che fanno diminuire ulteriormente la superficie di scambio, mentre vengono rilasciate contemporaneamente sostanze vasocostrittrici che fanno aumentare ulteriormente la pressione materna.

Quando invece l’anomalia della placenta è dovuta a una patologia materna come l’ipertensione preesistente alla gravidanza o il diabete gestazionale, si parla di insufficienza secondaria. In entrambi i casi, per tenere la situazione sotto controllo si effettua una ecografia ogni due settimane e, in caso di necessità, si anticipa il parto.

Contemporaneamente, si cura l’eventuale ipertensione materna, anche con una adeguata terapia farmacologica. Le anomalie della placenta possono essere legate anche alla sua posizione. La placenta può impiantarsi in diverse posizioni all’interno dell’utero.

Si sviluppa infatti nel punto in cui è avvenuto l’impianto, dove cioè l’embrione si è aggrappato all’endometrio. Quando si impianta sulla parete anteriore dell’utero si parla di placenta anteriore; quindi, più vicina alla parte addominale; se invece si impianta sulla parete posteriore dell’utero, è una placenta posteriore e quindi più vicina alla colonna vertebrale.

Generalmente la posizione della placenta non causa problemi alla gravidanza; questo tranne nel caso della placenta previa che si posiziona nella parte inferiore dell’utero, in corrispondenza della cervice e che potrebbe essere un’indicazione per effettuare un parto cesareo. In ogni caso è sempre bene monitorare la posizione insieme al ginecologo in modo da decidere insieme quale sia la via migliore da seguire per una gravidanza serena.

Una complicanza più severa che necessita di un intervento immediato è il distacco parziale o totale della placenta. Si ha quando la placenta, che dovrebbe rimanere adesa alla parete dell’utero fino al momento della nascita del piccolo, se ne distacca prematuramente. Si tratta di un evento piuttosto raro, il cui tasso di incidenza oscilla tra lo 0,4% e l’1.5% ma che può comportare il ricovero ospedaliero per monitorare con attenzione la salute della mamma e del bambino.

Come far migliorare questo organo

Uno stile di vita sano permette alla placenta di svolgere al meglio i suoi compiti ma soprattutto argina complicanze gravi come il distacco di placenta.

  • La prima buona regola è monitorare con regolarità il decorso della gravidanza con visite e controlli periodici in base a un calendario che si può stendere insieme al professionista nel corso della prima visita.
  • No al fumo e all’alcool
  • Massima attenzione va prestata all’alimentazione. Innanzitutto è importante non aumentare eccessivamente di peso consumando più calorie del dovuto. La tavola deve essere varia, equilibrata e ricca di frutta e verdura, yogurt, carne bianca e pesce.
    Cereali e legumi andrebbe consumati prevalentemente di sera per mantenere una buona glicemia nelle ore notturne così da favorire il passaggio di zuccheri da mamma a bambino.
  • Camminare, ogni giorno con regolarità è utile mentre attenzione a non praticare attività sportive che comportino sforzi eccessivi e che possono favorire il distacco della placenta.
  • E’ importante dormire tra le sette e le otto ore per notte cercando di andare a letto sempre alla stessa ora: questo aumenta la produzione di melatonina cerebrale e placentare, benefica sia per la regolazione ormonale di mamma e bambino, sia per la giusta sincronizzazione dei bioritmi e degli orologi interni di entrambi.

Che fine fa la placenta dopo il parto?

Dopo il parto la placenta viene espulsa per via vaginale nella fase cosiddetta del secondamento. Questo processo può avvenire naturalmente, oppure può essere assistito da un medico o un’ostetrica. In alcuni casi, possono rimanere dei lembi di placenta attaccati all’utero, e in questo caso sarà necessario un intervento medico per rimuoverli. Una volta che la placenta è stata espulsa, i medici controllano eventuali complicazioni e la trattano come rifiuto ospedaliero.

E’ possibile donare la placenta in quanto, contenendo cellule staminali, è utile per procedere alla loro raccolta così da poterle trapiantare. Il trapianto del sangue placentare viene utilizzato come valida alternativa al trapianto di midollo osseo per la cura di malattie gravi come leucemie, linfomi, sindromi mielodisplastiche, mielomi, anemie congenite e acquisite, talassemie, malattie congenite dismetaboliche e del sistema immunitario, e alcune forme di tumori solidi.

Al termine del parto, dopo il taglio del cordone ombelicale, una quantità di questo sangue che rimane nei vasi sanguigni del cordone e della placenta può essere raccolto con una facile procedura effettuata dall’ostetrica, mentre il neonato viene accolto dalla sua mamma. La tecnica è assolutamente indolore e priva di rischi e può essere effettuata sia nel parto naturale che nel taglio cesareo, con o senza analgesia peridurale o spinale.

La donazione di sangue placentare viene proposta dalle ostetriche a tutte le donne in gravidanza durante i vari momenti di incontro: le future mamme che aderiscono vengono informate in maniera dettagliata delle finalità e delle modalità di prelievo.

 
 
 

In breve

La placenta è un organo temporaneo e complesso che svolge funzioni vitali per il feto durante la gravidanza. Grazie alla placenta, il bambino può ricevere tutti i nutrienti e l’ossigeno di cui ha bisogno per crescere e svilupparsi correttamente. La posizione della placenta può variare, ma in generale non causa problemi alla gravidanza. Tuttavia, nel caso della placenta previa, potrebbe essere necessario un parto cesareo. Dopo il parto la placenta viene espulsa: può essere donata per la raccolta delle staminali. 

 

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