Le contrazioni si susseguono ogni 2-3 minuti e durano circa 60-90 secondi, con picchi molto intensi che durano per la maggior parte del tempo. La futura mamma può avere l’impressione che le contrazioni non cessino mai del tutto e di non riuscire a rilassarsi completamente tra l’una e l’altra. In genere, la dilatazione del collo dell’utero raggiunge i 10 centimetri di diametro. La donna può cominciare ad avvertire a questo punto lo stimolo a spingere, in quanto la testa del bambino (che ormai è sceso completamente nel canale del parto) inizia a premere sul tratto finale del canale stesso. La partoriente ora percepisce una forte pressione alla parte bassa della schiena e nella zona del perineo (la zona muscolare compresa tra la vagina e l’ano), talvolta accompagnata dallo stimolo a spingere oppure a defecare.
Mentre continua il monitoraggio cardiotografico fetale, l’ostetrica si accerta del livello della dilatazione dell’utero e, se la partoriente lo desidera, può sorseggiare piccole quantità di liquidi. Nel frattempo, permangono le perdite vaginali di liquido miste a sangue, via via che si rompono i capillari del collo dell’utero. La futura mamma, in questa fase del travaglio, può anche avvertire dei crampi (contrazioni involontarie dei muscoli) alle gambe, nausea e vomito e, in genere, si sente molto stanca e spossata. In questo momento la partoriente non deve ancora seguire l’impulso di spingere, ma continuare a respirare profondamente: spingere contro il collo dell’utero quando questo non è ancora del tutto dilatato, può produrre, infatti, lacerazioni del collo stesso. Tra una contrazione e l’altra è bene rilassarsi con una respirazione lenta e regolare, mettendo in pratica quanto appreso in occasione dei corsi preparto o seguendo le indicazioni dell’ostetrica.