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Si chiama tocofobia e significa “paura del parto”, e secondo alcune ricerche potrebbe essere all’origine dell’aumento dell’incidenza del numero di nascite tramite taglio cesareo. Dello studio di questa sindrome si occupano studiosi di tutto il mondo e sebbene manchino ancora dati certi per stabilire un nesso certo tra il ricorso al taglio cesareo e la presenza di questo disturbo, la sindrome da timore eccessivo e infondato del parto sembra colpire in forma seria il 20% delle primipare, ovvero le donne al primo parto, e nel 6% dei casi in forma gravissima, in alcuni casi sopraffacendole al punto da arrivare all’aborto.
Dolore del parto, perdita di controlli e lesioni
Sono molte le donne a temere il parto. A innescare la tocofobia sono soprattutto il dolore, la perdita di controllo e gli eventuali danni che potrebbero interessare la vagina. E in alcune la paura può diventare una vera fobia, instaurando un meccanismo del tutto controproducente per un parto sereno. I timori, infatti, non fanno altro che aumentare l’ansia, e l’ansia prolunga il travaglio, in una sorta di circolo vizioso. A spiegarlo è Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano: “Se non curate, queste paure prolungano il travaglio di un’ora e 30 minuti, col rischio di parto col forcipe o di un cesareo d’urgenza”.
Un supporto psicologico mirato può aiutare contro la tocofobia: “Soprattutto nelle donne in attesa del primo figlio un adeguato counseling psicologico può far molto, magari con gruppi di auto-aiuto dove giovani mamme raccontano la loro esperienza”, continua l’esperto.
I numeri del cesareo in Italia
In Italia il ricorso al taglio cesareo è molto frequente: secondo quanto riporta il ministero della Salute nel 17° rapporto Cedap (Certificato di assistenza al parto), ovvero il rapporto annuale sulle nascite in Italia, i cesarei nel nostro Paese si praticano sia in strutture private (50,9%) sia pubbliche (31,7%). A richiederli sono in oltre la metà delle donne primipare (54,2%). Dati molto distanti da quello che viene definito dall’Organizzazione mondiale della sanità il “tasso ideale” di cesareo, che è pari al 10-15%: secondo l’Oms i tassi di taglio cesareo superiori a questa percentuale non sono associati a una riduzione del tasso di mortalità materna e infantile, e non trovano quindi giustificazione dal punto di vista medico-sanitario.